Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image
Image

Un contemporaneista alla Cini

Alessandro Morandotti

Leggi i suoi articoli

La notizia non è che Luca Massimo Barbero, affermato contemporaneista, sia diventato direttore della Fondazione Giorgio Cini di Venezia. La vera notizia è che nessuno si sia sorpreso, nessuno si sia chiesto come sia possibile e perché è successo. Nata nel 1951 per volontà di Vittorio Cini, in ricordo del figlio Giorgio scomparso prematuramente, la Fondazione si propone fin dal suo statuto di «promuovere attività culturali collegate, direttamente o indirettamente a Venezia, alla sua storia e alle sue tradizioni al punto di incontro di diverse civiltà». È certo che anche la contemporaneità fa parte di diritto della storia, ma se solo si considerassero le iniziative espositive ed editoriali di questi sessant’anni di vita dell’istituzione, le riviste ancora in essere promosse dall’Istituto (da «Arte Veneta» a «Studi Veneziani» a «Saggi e Memorie di Storia dell’Arte»), la straordinaria entità della Biblioteca, della Fototeca e delle collezioni speciali che sono pilastri della ricerca storico-artistica in Italia settentrionale, ci si renderebbe conto che quel luogo è un bacino di ricerca e di conservazione delle memorie della civiltà veneziana di età medievale e moderna, con una naturale estensione nell’Ottocento e nel primo Novecento. Avrei capito di più, nel segno della discontinuità, l’elezione a segretario generale di un orientalista o di un musicologo che dessero spazio alla conoscenza e alla valorizzazione dei fondi librari e documentari che la Fondazione possiede in questi ambiti (con sguardi sul Novecento inoltrato), ma un curatore diviso tra la Fondazione Guggenheim, la Cariverona e molte attività editoriali su artisti e movimenti dagli anni Cinquanta in poi risulta catapultato in una realtà un po’ delicata e forse un po’ estranea ai suoi interessi, almeno fino a oggi. Dopo Vittore Branca, Alessandro Bettagno e Giuseppe Pavanello, segretari della Fondazione di robusta formazione storica (per interessi di studio rivolti al passato glorioso di Venezia), tocca a Barbero. Questa nomina sta dentro a una logica di continue strizzate d’occhio al sistema dell’arte contemporanea, che riguarda molte altre istituzioni nell’Italia di oggi. Un melting pot che va in un’unica direzione, visto che non succede mai il contrario: non si sente parlare della nomina di un medievista per rivitalizzare il Museo di Rivoli, o di un bizantinista per rimettere in sesto il Macro o il MaXXI di Roma. Che bisogno c’era di spingersi sulla contemporaneità anche alla Fondazione Cini, in una città dove di contemporaneo ce n’è fino alla sbornia? Tra la Fondazione Guggenheim, la Biennale, i musei boutique di Pinault, la Fondazione Prada, la Fondazione Emilio Vedova… e potrei continuare. Ci si aspetta almeno che Barbero si faccia affiancare da un comitato scientifico che tenga in vita i periodici dell’Istituto nonché, con nuovi necessari acquisti e manutenzioni, le collezioni librarie e fotografiche ineguagliabili, e per finire produca mostre sulla civiltà veneziana negli anni della Serenissima (senza troppe comparsate dei Marc Quinn di turno, protagonista dell’ultima mostra ospitata all’Isola di San Giorgio in concomitanza alla Biennale). Stiamo a vedere.

Alessandro Morandotti, 23 febbraio 2015 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

Che cosa aggiunge al profilo dello studioso l’analisi della sua raccolta? La parola all’esperto Alessandro Morandotti

Il mecenate ha donato medaglie e biblioteca all’Accademia Carrara di Bergamo

I due studiosi, grandi esploratori della pittura barocca italiana, se ne sono andati a pochi giorni di distanza l’uno dall’altra

La storia del mercato e del collezionismo è fatta di ritrovamenti imprevedibili (ma anche di abili raggiri) ed è anche questa una ragione di fascino. A partire dal «Foppa ritrovato» a Genova ripercorriamo due casi clamorosi

Un contemporaneista alla Cini | Alessandro Morandotti

Un contemporaneista alla Cini | Alessandro Morandotti