Un’asta amica della Terra
Pandolfini aderisce al progetto dell'Associazione Arte Continua e propone online un’asta benefica per la riforestazione urbana di Prato: 32 opere di 12 artisti, da Jimmie Durham a Kiki Smith

L’arte per far «respirare» meglio non solo il cervello dell’uomo, ma per migliorare anche l’ambiente in cui viviamo. È sulla base di questa visione che Pandolfini ha aderito al progetto dell’Associazione Arte Continua per la riforestazione nella zona delle case popolari di Prato, organizzando un’asta benefica che si terrà online dal 16 maggio al 13 giugno sulla sua piattaforma.
«Con questo progetto proseguiamo l’impegno dell’Associazione ad affermare l’equazione che l’arte è vita. Dopo la campagna "Arte x Vino = Acqua", con la quale Arte Continua ha donato 2 milioni di euro in varie parti del pianeta, avviamo adesso un percorso per dare senso al termine che l’arte è "ossigeno" e "nutrimento vitale", non solo per la nostra mente ma, grazie alla generosità degli artisti, diventa ossigeno tout court e sostiene la vita stessa sul nostro pianeta», spiega il presidente di Arte Continua, Mario Cristiani.
«L’incanto, per il quale non applicheremo nessuna commissione sui lotti aggiudicati, intende quindi rappresentare un canale di supporto della campagna di raccolta fondi per la riforestazione urbana di Prato», afferma Carolina Santi, assistente del dipartimento di arte moderna e contemporanea di Pandolfini.
L’iniziativa, ideata e organizzata da Associazione Arte Continua insieme con il professor Stefano Mancuso dell’Università di Firenze, cofondatore di Pnat, spin-off dell’Università di Firenze, e con il Comune di Prato, nell’ambito del progetto Prato Forest City, prevede la creazione di un’area boschiva con la piantumazione di 300 alberi nei quartieri di Tobbiana-Allende. L’obiettivo è quello di abbattere le polveri sottili e migliorare la qualità dell’aria in una zona intensamente trafficata, favorendo il contatto con la natura anche per gli abitanti delle case popolari che sorgeranno a breve in loco.
Sono 32 le opere donate all’Associazione da 12 artisti, italiani e stranieri, che hanno aderito al progetto benefico: si tratta di Maria Thereza Alves, Per Barclay, Loris Cecchini, Jimmie Durham, Alberto Garutti, Carsten Höller, Pascale Marthine Tayou, Cildo Meireles, Giovanni Ozzola, Tobias Rehberger, Kiki Smith e Nari Ward. Altre opere, che sono state donate da Antony Gormley, Mimmo Paladino, Leandro Erlich e Sislej Xhafa, verranno trattate in sede privata.
I lavori in asta spaziano dalle grafiche, con multipli come litografie e serigrafie (basi comprese fra 600 e 2mila euro circa) ai pezzi unici. Fra questi ultimi spicca, per una particolare connessione con la tematica ambientale, la scultura variopinta di Pascale Marthine Tayou, «Masque Itabe (M)» (stima 20-30mila euro), che trasforma materiali di recupero e rifiuti urbani attribuendo a essi nuovi significati, richiamando l’incontro fra culture lontane, anche geograficamente. Lo
ris Cecchini, da sempre ispirato alle forme di piante e minerali e all’osservazione delle loro strutture reticolari e molecolari, in «Waterbones» (10-20mila) dà vita a moduli in acciaio cromato che rimandano al mondo organico, secondo un processo creativo solo in apparenza libero, ma in realtà guidato da rigorosi calcoli algoritmici. L’attenzione alla natura è una costante anche per il duo Maria Thereza Alves e Jimmy Durham, che hanno fondato nel 2018 il collettivo Labinac per progettare e realizzare oggetti di design.
Di Maria Thereza Alves è proposto «Senza titolo (Wall piece flora)» (1.000-2mila), una stampa a getto d’inchiostro su alluminio che ritrae una piccola pianta comune. Decontestualizzata e proiettata su scala più ampia, essa pone un accento nuovo sul modo di guardare alla vita vegetale. Di Jimmy Durham sempre per Labinac è presente «Over the mountain» (2-4mila), una scultura in edizione multipla che utilizza elementi di recupero come alluminio e vetri, accuratamente levigati, attraverso i quali far passare la luce di una lampada.
Infine Nari Ward in «Radiant Scans #1» (18-25mila) propone un’evanescente natura morta contemporanea composta da bottiglie, ceri votivi, chiavi e cellulare ottenuta attraverso una fotografia termica. Dall’immagine tecnica prodotta dai raggi di luce emanati dagli oggetti emerge una visione evocativa, benché effimera, e fortemente spirituale.