Uffizi, da «Galleria» a «Gallerie». E senza archeologo

La sala 32
Laura Lombardi |

Firenze. Ultima conferenza stampa di Antonio Natali come direttore della Galleria degli Uffizi (che non si sa bene perché sarà denominata in futuro «Gallerie» quando storicamente ciò non ha vero fondamento), per inaugurare le sale dalla 25 alla 32, al secondo piano, all’esordio del terzo corridoio, recuperate e riallestite per accogliere opere del secondo Quattrocento, laddove prima erano dipinti del Cinquecento fiorentino, veneto, emiliano e lombardo.

La scelta di Natali (che per quelle sale ha voluto pareti di colore verde chiaro, ricorrente nei dipinti quattrocenteschi), affiancato da Daniela Parenti, che dirige il Dipartimento di Medioevo e primo Rinascimento, insieme all’architetto Antonio Godoli, è stato di sfoltire la densità di quelle sale, in modo che l’occhio non si concentri più su un unico feticcio, come era il «Tondo Doni» di Michelangelo, prima nella 25 ma ora spostato nella 35
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© Riproduzione riservata La sala 25 Un particolare della sala 31
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