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Tutte le Europe vanno in Spagna

Tutte le Europe vanno in Spagna

Walter Guadagnini

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A PhotoEspaña i diversi linguaggi della fotografia europea contemporanea

 

Più va in crisi, più se ne parla: questo sembra essere il destino dell’Europa, per anni area geografica e intellettuale data quasi per scontata e oggi al centro dei dibattiti socio-economico-politici, e fonte si direbbe inesauribile di suggestioni culturali. E se Reggio Emilia può vantare la paternità di un festival fotografico dedicato al Vecchio Continente già undici anni or- sono, ecco che PhotoEspaña, la grande manifestazione che coinvolge Madrid e l’intera Penisola Iberica quest’anno concentra la propria attenzione sulle «Europe», plurale che intende significare la varietà di Paesi, ma soprattutto di temi, che compongono questa realtà (dall’1 giugno al 28 agosto, sedi varie, catalogo La Fábrica, per informazioni sul ricchissimo programma, www.phe.es).

 

In cifre, 94 mostre, 330 abtisti, 52 sedi sparse tra Madrid, Segovia, Mur- cia, Lanzarote, Saragozza e altre città; il tour attraverso i linguaggi diversi della fotografia contemporanea, con poche ma significative incursioni nella storia, coinvolge i luoghi più prestigiosi della rete museale e spazi altrettanto suggestivi che si aprono per questa occasione alla fotografia, come in ogni festival che si rispetti.

 

Tra le mostre personali, una segnalazione particolare meritano il Mediterraneo silenzioso e metafisico di Bernard Plossu, gran maestro della fotografia on the road, ormai giustamente assurto alla statura di autore classico (al Giardino Botanico), le rivisitazioni straniate della società contemporanea del duo Andrea Robbins e Max Becher, capaci di documentare una realtà che pare finta nella sua assurdità (al Museo Ico) e le invenzioni opposte di Christina De Middel, giovane star pluripremiata della fotografia spagnola che rende credibile l’impossibile (al Centro Culturale di Villa Fernán Gómez). Da non perdere anche gli omaggi a Miroslav Tichý al Museo del Romanticismo e quello a Lucia Moholy alla Fondazione Loewe: moglie del più noto László Moholy-Nagy, Lucia è stata a sua volta una grande testimone visiva della stagione del Bauhaus e una delle prime storiche della fotografia. Non poteva mancare una mostra di Vivian Maier, la fotografa baby sitter amatissima dal pubblico e dagli organizzatori di mostre per la sua bravura e per le circostanze della sua vita e della sua riscoperta (alla Fondazione Canal), mentre a Inge Morath è dedicata alla Fondazione Telefónica una mostra retrospettiva costruita come un dialogo con altri sette fotografi, tra i quali compare anche Ferdinando Scianna.

 

Le mostre che cercano però di focalizzare il tema portante delle grandi kermesse sono in genere le collettive: ecco allora al Círculo de Bellas Artes «Transitions. Dieci anni che hanno trasformato l’Europa. La collezione Motelay», dove 30 autobi2C dai Becher a Bustamante, da Killip a Mikhailov, da Steele-Perkins a Parr rappresentano il decennio dal 1979 al 1989, emblematicamente rappresentati dall’elezione di Margareth Thatcher a primo ministro inglese e dalla caduta del Muro di Berlino, mentre il tema delle grandi migrazioni è presentato al Centro Culturale Conde Duque. 

 

Al Centro Cibeles vanno in scena i volti degli Europei del nostro tempo, nella mostra «Fotografia di ritratto in Europa dal 1990», con tutti i grandi no- mi della fotografia contemporanea, da Ru a Struth a Tillmans, Dijkstra fino all'italiana Paola De Pietri. 

 

Diversi sono ovviamente gli approfondimenti sulla fotografia spagnola, tra i quali si segnala quello al Museo Reina Sofía, concentrato sulla fotografia degli anni Cinquanta e Sessanta, tra uma- nesimo e soggettività, così come non mancano alcuni degli appuntamenti or- mai classici di PhotoEspaña come «Descubrimientos», dove vanno in scena conferenze, campus, letture portfolio, e il premio per il miglior libro fotografico dell’anno.

 

Walter Guadagnini, 01 giugno 2016 | © Riproduzione riservata

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