Tutta la vita di Brauner al Musée d'Art Moderne

Al museo altre due monografiche: sul concettuale Hubert Duprat e sulla fotografa Sarah Moon

«Autoritratto» (1931) di Victor Brauner (particolare). Foto Centre Pompidou, MNAM- CCI, © Adagp, Parigi 2020
Luana De Micco |  | PARIGI

Il Mam, Musée d’art moderne de Paris dedica una vasta monografica a una delle figure più singolari del Surrealismo, Victor Brauner. L’artista rumeno (Piatra Neamt, 1903 - Parigi, 1966) viaggiò per la prima volta a Parigi nel 1925, scoprì Giorgio de Chirico e il Surrealismo e poi vi si trasferì nel 1932 entrando a far parte, a differenza del connazionale Brancusi, del gruppo capeggiato dal poeta francese André Breton.

Nel 1934 ebbe la sua prima personale alla Galerie Pierre e nel 1947 partecipò all’Esposizione internazionale surrealista della Galerie Maeght, prima di lasciare il gruppo nel ’48. Aperta dal 18 settembre al 10 gennaio, la mostra riunisce più di un centinaio di opere, dipinti e disegni, alcune mostrate per la prima volta in Francia.

In un allestimento cronologico classico si ripercorre la vita dell’artista, dall’infanzia in Romania (1920-25) fino agli ultimi anni del dopo Surrealismo (1948-66), con l’avvicinamento al movimento Dada. Il museo espone l’«Autoritratto» del 1931, opera «premonitrice», in cui Brauner si rappresentò con un occhio cieco sette anni prima di perdere realmente un occhio in una rissa.

La collezione Peggy Guggenheim ha prestato «Il Surrealista» del 1947, tela in cui Brauner si ritrae giovane in abiti medievali e ampio cappello nella posizione del Giocoliere, una carta dei Tarocchi, uno dei temi cari ai surrealisti. Una sezione è dedicata agli anni della guerra (1935-45) che costrinse l’artista, di origini ebraiche, all’esilio negli Stati Uniti. La mostra dovrebbe in seguito raggiungere la Barnes Foundation di Filadelfia.

Nelle stesse date, e per la prima volta in Francia, il Mam propone anche la retrospettiva su Hubert Duprat, artista concettuale francese, 63 anni, che iniziò a lavorare negli anni Ottanta mettendo a punto un metodo molto singolare: per realizzare le sue opere si fa aiutare dalle larve di tricotteri, minuscole creature che vivono lungo i corsi d’acqua e che utilizzano rametti, foglie, sabbia per costruirsi un bozzolo. Duprat fa «lavorare» queste larve in acquario, mettendo a loro disposizione materiali preziosi o semipreziosi, come paillette, perle, coralli, pietre e pagliuzze d’oro.

Ne emergono piccole «sculture» (di appena qualche centimetro), preziose e inconsuete. Il Mam allestisce la serie «The Caddisfly’s Mirror», risultato di trent’anni di ricerche, che comprende più di 2mila opere, a cui si affiancano foto e video. Un acquario permette ai visitatori di osservare il lavoro delle larve dal vivo.

In contemporanea si tiene anche la mostra «Sarah Moon. PasséPrésent», una retrospettiva non cronologica dedicata alla fotografa francese (vero nome Marielle Warin), oggi 78enne. Dopo la carriera di modella, Sarah Moon ha cominciato a lavorare come fotografa di moda (autodidatta) nel 1967 per la maison Cacharel e poi per diverse riviste, da «Elle» a «Harper’s Bazaar».

Negli anni ’80 ha realizzato diversi spot e film, oltre che illustrazioni fotografiche ispirate alle fiabe di Perrault. La mostra mescola supporti e periodi, presentando una selezione di film, soprattutto quelli che rivisitano i racconti popolari.

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