Turismo Onu: -76% nel 2021 (-61% in Italia)

La 24ma sessione dell’Assemblea generale dell’Organizzazione mondiale del turismo è stata senza dubbio la più drammatica della storia cinquantennale dell’agenzia delle Nazioni Unite

Una sala vuota del Museo del Prado a Madrid
Guglielmo Gigliotti |

La 24ma sessione dell’Assemblea generale dell’Organizzazione mondiale del turismo, che si è svolta tra il 30 novembre e il 3 dicembre nella capitale spagnola, è stata senza dubbio la più drammatica della storia cinquantennale dell’agenzia delle Nazioni Unite. Doveva svolgersi secondo programmi in Marocco, ma i dati dei contagi in crescita nel Paese nordafricano hanno consigliato come sede più appropriata la capitale spagnola, dove hanno anche sede gli uffici centrali.

Gli oltre mille partecipanti, in rappresentanza dei 158 Paesi membri, tra cui 84 ministri e viceministri del Turismo, hanno affrontato il tema del turismo mondiale nell’epoca di una pandemia globale: un paradosso della storia di cui si è tentato di dirimere i pochi punti saldi da cui riprogettare, e forse rinnovare, il turismo del futuro.

Li ha scanditi al termine della sessione il segretario generale dell’Organizzazione mondiale del turismo, il georgiano Zurab Pololikashvili (nella foto): il turismo del futuro dovrà essere verde, sostenibile, inclusivo, innovativo, a maggiore incidenza rurale (non solo urbano) e alternativo (diversificazione degli itinerari, valorizzando quelli meno battuti).

Le parole chiave sono state «ripensare il turismo». Ma per farlo c’è da pensare alla crisi macroeconomica che ha investito il turismo e il relativo indotto. Nel 2021 gli arrivi dei turisti internazionali segnano infatti un decremento del 76% rispetto a quelli del periodo prepandemico, quando i viaggi per diletto avevano raggiunto il massimo storico. Sembra un secolo fa, ma nel 2019 un posto di lavoro su dieci in tutto il mondo dipendeva direttamente o indirettamente dal turismo internazionale, con la cifra record di 1,5 miliardi di arrivi.

Che fare? Da subito è stato creato il Global tourism crisis committee, organismo ponte tra l’Omt e l’Organizzazione mondiale della sanità. Dai lavori del comitato di crisi si è giunti così, nel consesso di Madrid, a stabilire il Codice internazionale per la protezione dei turisti, che ha definito gli standard minimi di sicurezza anti Covid-19, nonché i diritti di cui si possono giovare i turisti in situazioni di emergenza.

Ora il Codice sarà presentato all’Assemblea generale delle Nazioni Unite con l’obiettivo di renderlo, entro il 2022, una «risoluzione». Si tratta infatti di stabilire strategie di coordinamento internazionale di ripresa dell’onda turistica, comprendendo nelle misure le «variabili delle varianti» (quelle del virus). L’Omicron non aiuta, ma una politica condivisa e globale può limitarne gli eventuali danni. Gli operatori del turismo italiano non chiedono altro: il Bel Paese ha subito un calo del 61% degli arrivi internazionali tra gennaio e agosto, rispetto allo stesso periodo del 2019. La Spagna sfiora addirittura il 71%.

La riunione di Madrid ha ricompattato i ranghi, acuito l’attenzione della politica e stimolato un rinnovato slancio partecipativo, come attestato dalla richiesta di numerosi Stati membri di ospitare futuri uffici regionali dell’Omt. «Nessuno deve essere lasciato indietro», ha detto Pololikashvili, e come segno di incoraggiamento ha premiato 44 villaggi turistici di 32 Paesi con il diploma di alta qualità, firmato «Organizzazione mondiale del turismo delle Nazioni Unite».

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