Tripoli, bel suol d’amore

Marco Riccòmini racconta di una sua visita al Museo As-Sultan, nei pressi di Sirte

Uno dei due colossi in bronzo reclinati a terra nel cortile del museo As Sultan
Marco Riccòmini |

«Sai dove s’annida più florido il suol? Sai dove sorride più magico il sol? Sul mar che ci lega con l’Africa d’or, la stella d’Italia ci addita un tesor. Ci addita un tesor!», si canticchiava baldanzosi sulle note di Colombino Arona a ritmo di marcetta al tempo della conquista della Libia (1911-12), «Tripoli, bel suol d’amore...». Percorrendo la litoranea da Tripoli a Bengasi, al tempo della «pax gheddafiana», mi fermai nei pressi di Sirte a visitare il Museo di As-Sultan. L’attrazione era quella dei due colossi in bronzo reclinati a terra nel suo spelacchiato cortile.

Le mani sul capo, come a proteggersi, paiono fusioni moderne da calchi pompeiani, come quelli nell’Orto dei fuggiaschi, se non fosse per la loro mole. Rispetto alle vittime del Vesuvio, non toccò a questi giganti una fine migliore, o così racconta la leggenda. Erano i due fratelli Fileni che, nella contesa tra Cirenaici
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