Tre civiltà della Spagna medievale al Met

Le tradizioni visive di cristiani, ebrei e musulmani si contaminarono dando vita a una cultura ricchissima e unica al mondo, da cui scaturirono opere d’arte sorprendenti

Scrigno con la Leggenda di Guglielmo, Conte di Tolosa, 1200–1225 ca.
Viviana Bucarelli |  | New York

Nella Spagna del Medioevo le tre antiche civiltà cristiana, ebraica e musulmana, si fusero dando vita a una cultura ricchissima, complessa e unica al mondo, da cui scaturirono opere d’arte sorprendenti. Appena inaugurata nei Cloisters del Metropolitan Museum of Art, nella sala della Capilla de Fuentidueña, e visibile fino al 30 gennaio, la mostra «Spagna, 1000-1200: l’arte alle frontiere della fede» ripercorre quella sfaccettata e cruciale epoca attraverso affreschi, sculture monumentali, oggetti intarsiati, sete ricamate e manoscritti miniati.

La curatrice Julia Perratore sottolinea che «nella Spagna medievale le frontiere geopolitiche separavano e univano al tempo stesso i diversi territori. Quest’idea della “frontiera” poi è metafora perfetta delle creazioni artistiche qui prodotte in cui le comunità, pur avendo fedi religiose diverse, svilupparono interessi e gusti comuni, sperimentando quotidianamente la tensione tra ciò che separa e ciò che unisce». Un aspetto sottolineato anche dal direttore del Met, Max Hollein: «Nell’esplorare come artisti e mecenati spagnoli nel Medioevo trovassero ispirazione nelle tradizioni visive di diverse religioni, questa splendida mostra espone i complessi, ricchi e spesso sorprendenti risultati artistici dell’interazione interreligiosa».

Tra i manufatti esposti spiccano la sontuosa copertina da libro con icona bizantina in avorio contenente un’iscrizione in arabo, probabilmente appartenuta al Convento di Santa Cruz de la Serós, fondato dalla regina Felicia moglie di Sancho V Ramírez, re di Aragona e Navarra, che regnò tra il 1076 e il 1094; un frammento del lampasso del XII secolo della dinastia almoravide rinvenuto nel reliquiario di santa Librada nella Cattedrale di Sigüenza; il tessuto di broccato del culto di san Valerio, vescovo di Saragozza dal 290 al 315; e i nove medaglioni d’oro e smalti che corredavano l’immagine dell’arcangelo Gabriele donati dalla Corte di Bisanzio al re di Georgia.

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