Trattative sottobanco per l’ultracontemporaneo nelle case d’asta

L’accorciamento dei cicli del mercato dell’arte e la politica del «flipping» inducono i collezionisti a condurre gli affari lontano dall’occhio pubblico

I dati sulle vendite private di Sotheby’s affermano che l’arte contemporanea rappresenta la quota maggiore delle vendite private dell’azienda. Illustrazione Katherine Hardy
Georgina Adam |

Recentemente, mi ha colpita un dato emerso dal rapporto di Sotheby’s, Peak Performance, redatto da ArtTactic, che ha registrato le vendite superiori a 1 milione di dollari nel periodo dal 2018 al 2022. Il report, che utilizza informazioni interne all’azienda e provenienti dai dati relativi alle trattative private di Sotheby’s, afferma che l’arte contemporanea rappresenta la quota maggiore delle vendite private dell’azienda, quasi il 60%!

Mi sarei aspettata che l’arte impressionista e moderna rappresentasse la fetta più significativa e, anche se ricopre poco più della metà delle vendite per valore nella categoria superiore a 1 milione di dollari, secondo quanto affermato da David Schrader, responsabile globale delle vendite private dell’azienda, «il numero di transazioni è molto più alto nel campo dell’arte contemporanea e questo è un mercato molto più attivo, motivo per cui il volume è maggiore». Per la cronaca, il suo dipartimento fattura ogni anno tra 1 e 1,5 miliardi di dollari.

È stato interessante scoprire che la riduzione dei cicli del mercato dell’arte è alla base di questa tendenza. Ancora Schrader: «I cicli si stanno comprimendo e il mercato per alcuni artisti può cambiare tra sei mesi. I venditori potrebbero non voler aspettare un’asta adatta, potrebbero voler vendere immediatamente».

Non potrebbe esserci indicazione più chiara di quanto possa essere volatile questo mercato, in particolare per le opere d’arte del 21esimo secolo o «ultra-contemporanee». I proprietari potrebbero voler cogliere i loro profitti finché sono in tempo e alla luce dell’attuale clima di incertezza economica, il mercato sta diventando più avverso al rischio. Stiamo assistendo a una corsa verso la sicurezza che porta i collezionisti verso opere d’arte contemporanee perché più consolidate sul mercato.

Le vendite private nella categoria contemporanea presentano un ulteriore vantaggio: i venditori potrebbero voler evitare l’accusa di «flipping», una pratica condannata dalle gallerie e che potrebbe portare all’inserimento nella black list. Lontano dai riflettori dell’asta pubblica, una trattativa privata cela il passaggio di mano dell’opera.

Inoltre, la galleria da cui è stata acquistata un’opera potrebbe non rivolerla indietro: avendo nuove opere dell’artista da vendere e avendo la possibilità di ottenere il 50% del prezzo di vendita (mentre riprendendo l’opera per rivenderla la commissione sarebbe molto minore), una vendita privata potrebbe essere l’unica soluzione.

Curiosa di sapere se il suo dipartimento sia «saturo» per alcuni artisti, ho chiesto a Schrader se rifiutasse delle opere e, diplomaticamente, mi ha risposto che a volte può «indirizzare un’opera verso una galleria».

E poi c’è l’eterno problema del grande divario tra le aspettative del venditore e il prezzo che Sotheby’s pensa che l’opera possa raggiungere. «A nessuno piace mai sentirsi dire che un’opera valga meno di quanto si pensi, ha detto Schrader, ma conclude: dare consigli onesti è una buona decisione commerciale nel lungo periodo».

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