Forlì. Dal 9 febbraio al 16 giugno i Musei di San Domenico espongono «Ottocento. L’arte dell’Italia tra Hayez e Segantini», curata da Fernando Mazzocca e Francesco Leone.
Con l’obiettivo, precisa il coordinatore Gianfranco Brunelli, di «mettere un punto fermo sull’Ottocento italiano, in cui i due fuochi iniziale e finale, Hayez e Segantini, tracciano i confini simbolici della ricerca di un linguaggio nazionale omogeneo, tra tradizione e innovazione», la mostra si struttura in dieci sezioni.
Fra le 170 opere esposte spiccano, oltre alla ventina di dipinti di Hayez e Segantini acclamati «pittori della Nazione» rispettivamente da Mazzini e D’Annunzio, capolavori inediti o raramente esposti, come un ritratto femminile di Giovanni Boldini del 1900 da poco entrato in collezione privata, il monumentale «Cesare Borgia a Capua (il Valentino)» di Gaetano Previati (1880) o «Lo specchio della vita» di Pellizza da Volpedo (1898).
Allo scopo di restituire un quadro globale del periodo compreso tra Unità d’Italia e Grande Guerra, il catalogo approfondirà anche architettura, illustrazione e arti decorative, mentre l’immersivo percorso espositivo pur concentrandosi su pittura e scultura non tralascerà di esporre il prezioso manto di corte di donna Franca Florio (1910) conservato a Palazzo Pitti.
Di particolare importanza la penultima sezione, dedicata alla fiorentina «Mostra del Ritratto», curata da Ojetti nel 1911. Quell’evento tracciò infatti «un’autobiografia dell’Italia a 50 anni dall’Unità, sottolinea Brunelli. Con un’operazione inedita a Forlì accosteremo a ritratti dei grandi maestri presenti alla mostra del 1911, come Barocci, Tiepolo o Reni, la sperimentazione ad esempio di Balla e Boccioni, non ancora futuristi. Esemplare in questo senso il confronto tra l’“Ecce Homo” di Hayez e il “Cristo flagellato” di Canonica, a testimoniare il cuore antico della modernità italiana».