Torino, dialoghi nella neve
Le fotografie di Vincent Munier reinterpretate dalle sculture di Paolo Albertelli e Mariagrazia Abbaldo
Torino. Le immagini di Vincent Munier arrivano da un mondo incantato, bianco di neve e di luce, dove i lineamenti del paesaggio e la sagoma degli animali si staccano a malapena da un’uniformità abbacinante, quella dove, secondo l’autore, «il silenzio è totale, quasi spaventoso».
L’alta montagna e i luoghi freddi sono l’habitat consueto del fotografo francese che, nato nel 1976 a Épinal in Lorena, cresce nutrendo lo sguardo dei rilievi e della natura dei Vosgi, per poi raggiungere con il suo obiettivo i circoli polari, il Canada, i ghiacciai del Tibet. Qui, in condizioni climatiche estreme e in grande solitudine, va a cercare il lupo bianco, l'orso polare, la civetta delle nevi, il bue muschiato, la lepre artica, creature che Munier ritrae nella purezza incontaminata della terra cui appartengono, componendo inquadrature che stanno a metà tra esplorazione naturalistica e sublime romantico.
Il suo
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