Tesori dalla Dacia al Museo Arqueológico Nacional

Sono oltre 800 i pezzi selezionati per la più grande rassegna organizzata dal Museo Nazionale di Storia della Romania negli ultimi cinquant’anni

Ryton in argento e oro da Poroina Mare (distretto di Mehedinti), seconda metà del IV secolo a.C. Cortesia di MNIR – Ing. Marius Amarie
Roberta Bosco |  | Madrid

Fino al 27 febbraio il Museo Arqueológico Nacional ospita «Tesori archeologici della Romania. Radici daciche e romane», la più rilevante mostra organizzata dal Museo Nazionale di Storia della Romania nell’ultimo mezzo secolo.

Attraverso oltre 800 pezzi provenienti da 40 collezioni, molti mai esposti all’estero, la rassegna illustra l’enorme ricchezza culturale del Paese e il suo sviluppo nel corso di un millennio, dall’VIII secolo a.C. al VII d.C., con particolare enfasi sul periodo della Dacia come provincia romana (106-271 d.C.). Articolato in sei grandi aree, il percorso espositivo contribuisce a una migliore comprensione del patrimonio e delle comuni origini culturali dei popoli neolatini.

La mostra, curata da Ernest Oberländer-Târnoveanu e dal direttore del museo madrileno Andrés Carretero, riunisce tesori in oro e argento, una grande varietà di oggetti in vetro e ceramica, armi, ornamenti, vestiti, monete e sculture in pietra e metallo illustrando aspetti legati alla vita quotidiana, all’evoluzione delle tecniche nella produzione dei manufatti, allo sviluppo economico e al sistema di credenze delle civiltà che si sono succedute nel territorio rumeno in mille anni di storia.

Tra gli esempi più significativi spiccano l’elmo principesco d’oro di Cotofenesti, decorato con occhi magici che proteggevano chi lo indossava, il Tesoro di Craiova, le sculture antropomorfe di Peretu e l’unica rappresentazione conosciuta del dio Glykon, scolpito in un blocco di marmo con corpo di serpente, coda di leone, testa di cane e orecchie umane.

L’area dedicata all’epoca romana è ricca di documenti straordinari come la «Tabula cerata di Alburnus Maior», una tavoletta cerata del II secolo d.C. su cui è inciso un contratto di lavoro ed è la più antica dei cosiddetti «Trittici della Transilvania», 25 epigrafi di carattere giuridico, di fondamentale importanza per la conoscenza del diritto romano.

Spiccano anche un sesterzio che celebra l’inaugurazione della Colonna Traiana nel 113 d.C. ed elementi funerari, che illustrano il sincretismo religioso del territorio, come la lapide di un gladiatore morto lottando contro un bisonte. Il viaggio nella storia della Romania, che inizia nell’Età del Ferro, si conclude con l’abbandono dei Romani e le successive dominazioni di Goti, Unni, Slavi e Avari, rappresentati da armi micidiali, ma anche da splendidi gioielli, come il Tesoro di Pietroasele.

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