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Tensioni ed estensioni

Lidia Panzeri

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«... ma un’estensione» è un titolo che prende spunto da una frase di Arturo Martini a proposito di scultura («Fa che io non sia un oggetto, ma un’estensione») per una mostra aperta dal 26 settembre al 10 gennaio e curata da Bruno Corà, con la direzione scientifica di Gabriella Belli, alla Galleria Internazione d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro. Qui sono messe a confronto le opere di quattro artisti, al confine tra pittura, scultura e perfomance: Marco Gastini (1938), Paolo Icaro (1936), Eliseo Mattiacci (1940) e Giuseppe Spagnulo (1936).

Sono autori che fanno parte di una generazione impegnata nell’esplorazione di vie nuove, a cominciare dall’uso si materiali desueti, spesso di uso industriale, quali la ghisa, il cemento, l’acciaio e il ferro, che assumevano un significato antiaccademico. Un concetto, quest’ultimo, ribadito dalla soppressione dell’aulico piedistallo, come nella scultura «Respiro» di Spagnulo del 1996. L’opera di Gastini è luminosa come un dipinto, ma fatta di materia scultorea.

Il discorso si allarga poi alla dimensione dello spazio nel «Luogo dei punti eccentrici» (2007) di Icaro, in cui il ritmo di cerchi concentrici è messo in relazione con l’impiego del cemento. In questo contesto non poteva mancare la messa in scena del proprio corpo, rimodulato, o meglio nascosto, dall’impiego dell’argilla, come nella celebre performance di Eliseo Mattiacci «Rifarsi» presentata per la prima volta alla Galleria Alexandre Iolas di Milano nel 1973.

A proposito della sede che ospita la mostra, dal primo settembre Elisabetta Barisoni, che già in diverse occasioni ha collaborato con la Fondazione dei Musei Civici, ha assunto l’incarico di curatore dell’area moderna e contemporanea, succedendo a Silvio Fuso.

Lidia Panzeri, 03 settembre 2015 | © Riproduzione riservata

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