Strumenti per l’utopia

La Kunsthaus di Berna espone più di 200 opere di artisti sudamericani

Nicola Costantino, «Pelota de fútbol»
Elena Franzoia |  | Berna

Fino al 21 marzo la Kunsthaus ospita «Tools for Utopia. Opere scelte dalla Daros Latinamerica Collection». Curata da Marta Dziewańska e strutturata in sei sezioni (Rompere la cornice, Nuovi vocabolari, Un altro mondo ora, Cose vere non finzioni, Corpi vulnerabili, Territori personali), la mostra presenta circa 200 opere della collezione zurighese, afferenti prevalentemente a un arco temporale compreso tra anni ’50 e ’70 e realizzate in massima parte da artisti di Argentina, Uruguay e Brasile.

Accomunate da una spesso disturbante carica eversiva, le opere evidenziano la volontà di incidere su un contesto dominato dalla repressione. «Considerando questo tema da una prospettiva storica, desideriamo non solo mostrare il contributo che i movimenti artistici latinoamericani hanno portato all’immaginazione culturale, sociale e politica del loro tempo, afferma la direttrice della Kunsthaus Nina Zimmer, ma anche chiederci che cosa è rimasto di queste ambizioni politiche e cosa possono significare oggi».

Tra i temi maggiormente scandagliati, la creazione di nuovi linguaggi (evidente in opere come «Fisicromía 13» del venezuelano Carlos Cruz-Diez o «Continual light-cylinder» dell’argentino Julio Le Parc) e l’indagine sulla violenza e l’umiliazione inflitte al corpo umano, non a caso palese soprattutto nelle opere delle numerose artiste presentate in mostra. Esemplari in questo senso la «Pelota de fútbol» di Nicola Costantino, «Protección» di Marta María Pérez Bravo e le performance di Ana Mendieta.

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