Sotto uno strato di gesso, le tavole di Juan de Borgoña
Sulla pala d'altare cinquecentesca, ora restaurata, era stato dipinto un ciclo di episodi della vita di Cristo di pessima qualità

Un anno e mezzo di restauro di una pala d’altare cinquecentesca ha riportato alla luce le otto magnifiche scene religiose dipinte da Juan de Borgoña (Giovanni di Borgogna) per la Chiesa della Santísima Trinidad di Alcaraz (Albacete), località del sud-est della Spagna. Le otto tavole che si credevano perdute, eseguite a tempera con finitura a olio, erano occultate da uno strato di gesso su cui era stato dipinto un ciclo di episodi della vita di Cristo di pessima qualità. Ma poteva andare anche peggio: in quell’epoca era normale smontare le tavole e sostituirle con altre più confacenti al gusto del momento.
Probabilmente la scelta di ridipingerle anziché sostituirle era stata dettata dalla dimensione e dal peso delle tavole: due metri d’altezza e più di un quintale ognuna. «È stato un lavoro molto complicato e delicato che ha richiesto numerosi ritocchi. L’“Adorazione dei Magi”, ad esempio, era molto più deteriorata dell’“Annunciazione”, ma tutte avevano crepe e craquelure dovute al calore. Gli incarnati, realizzati con il bianco di piombo, hanno resistito bene e le zone dorate sono quelle originali, perché era oro di ottima qualità, importato dalle Americhe», spiega il restauratore Pablo Nieto, incaricato del lavoro con il suo laboratorio El Parteluz.
«Sono stati necessari molta tecnica, molta pazienza e molto bisturi, perché sono lavori che non permettono l’uso di solventi in superficie. Abbiamo seguito criteri prettamente museali, con l’assenso delle autorità ecclesiastiche». Le tavole, eseguite intorno al 1509, segnano il passaggio dal Gotico alle forme rinascimentali in una Spagna dove un piccolo drappello di pittori cominciava ad adottare le novità del Quattrocento toscano e umbro.
Nel caso di Juan de Borgoña, che fece un viaggio di formazione in Italia alla fine del Quattrocento, è particolarmente riconoscibile la lezione del Ghirlandaio e dei grandi artisti ispano-fiamminghi. Anche se non sono firmate, oltre alle evidenti peculiarità stilistiche e all’elevata qualità di esecuzione, esistono prove inconfutabili come un documento conservato nell’Archivio Storico Diocesano di Albacete, in cui si certificano i pagamenti ricevuti dall’artista per realizzare la pala d’altare della Chiesa di Alcaraz.
Non si sa ancora se le opere torneranno alla loro ubicazione originale o se andranno in un museo. Si parla del Prado, ma i responsabili della pinacoteca madrilena hanno preferito non rilasciare dichiarazioni. Per il momento le opere restaurate sono esposte fino al 26 giugno nel Museo di Santa Cruz di Toledo insieme ad altre di Juan de Borgoña e a 18 sculture di Diego Copín de Holanda, scultore di prim’ordine che in quegli anni lavorò con Giovanni di Borgogna alla pala d’altare della Cattedrale di Toledo, il suo capolavoro. Il costo del restauro e della mostra si aggira intorno ai 220mila euro. q Roberta Bosco