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Sotto il vestito tutto

Massimiliano Capella

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La storia della biancheria intima maschile e femminile, dai corsetti delle donne lavoratrici del ’700 agli slip di David Beckham, tra praticità, igiene, seduzione e provocazione

Già dal titolo «Undressed. A Brief History of Underwear» la nuova mostra del Victoria and Albert Museum di Londra (dal 16 aprile 2016 al 12 marzo 2017, sponsorizzata da Agent Provocateur e Revlon) svela nel modo più suggestivo il racconto di una parte della storia del design di moda, quella conturbante della biancheria intima. Attraverso più di 200 pezzi creati per donne e uomini a partire dal XVIII secolo la mostra ripercorre la moda, lo stile, la simbologia e l’origine dei capi più «nascosti», dall’iniziale ruolo di tutela, fino a quello di valorizzazione e seduzione del corpo umano.

Tra tendenze di moda, questioni di genere, sesso e morale, la storia della biancheria intima si intreccia a temi costanti come l’innovazione tecnologica dei tessuti e il lusso. Dai modelli indossati dalle donne lavoratrici in Inghilterra nel Settecento a quelli contemporanei ideati da Stella McCartney, La Perla, Rigby & Peller e Paul Smith, il rapporto tra biancheria intima, moda e innovazione tecnica ha dato vita a forme sempre più articolate di modelli, con corsetti, crinoline, boxer, reggiseni e calze, immortalati in fotografie e in campagne pubblicitarie che ne hanno svelato ogni dettaglio, e qui presentati in una virtuosa sequenza che comprende esemplari indossati dalla madre della regina Vittoria, ma anche i body degli anni Sessanta di Mary Quant e i leggings color carne decorati con una foglia di fico a specchio di Vivienne Westwood.

Il concept espositivo londinese non si limita però alla presentazione di una semplice sequenza di capi d’abbigliamento intimo o ad analizzarne l’evoluzione stilistica, esplora semmai il dibattito stile-forma-salute di questi capi. La linea di un corsetto del 1890 con stecche di balena e una vita inferiore a 19 pollici (48 cm) di circonferenza è accostata a un’illustrazione ai raggi X per rivelare l’impatto drammatico sul corpo di un tale indumento, in netta contrapposizione ad alcuni esemplari realizzati tra la fine dell’Ottocento e la prima guerra mondiale raccomandati invece per migliorare la postura. Il superamento del corsetto e la diffusione del reggiseno nel XX secolo è poi un altro tema centrale della mostra con esemplari dal 1910 in avanti, creati per ogni varietà di sostegno, abbinati a pubblicità suggestive per corsetteria, ma anche per lingerie e biancheria da notte realizzata con tessuti sensuali o di lusso.

Tra calze e reggicalze vengono presentati gli esemplari con ricami floreali indossati dalla regina Alessandra, moglie di re Edoardo VII, le calze ricamate per l’Esposizione Universale di Parigi del 1900 e le innovative calze in nylon create da Elsa Schiaparelli, modello imprescindibile dagli anni Cinquanta. Dal punto di vista tecnico si ripercorre poi l’importanza del passaggio da un tessuto all’altro in funzione della praticità e funzionalità dei capi, con le camicie di cotone della metà del XIX secolo, con esemplari realizzati in seta artificiale nel 1920 e con una serie di pantaloni femminili contemporanei di Cheek Frills, ricamati con i giorni della settimana.

L’importanza della pubblicità sul fascino esercitato dalla biancheria intima, anche maschile, viene poi presentata con un focus su alcune campagne anche celeberrime, da quelle per gli slip di H&M con David Beckham, a quelle per gli storici Y-front risalenti al 1950, per non parlare della comunicazione per i modelli creati per dare volume al corpo, dagli slip da uomo, al reggiseno push-up con ferretto del 1990. Del tutto speciale è poi l’abbigliamento da casa, con vestaglie, pigiami e caftani che illustrano la continua ricerca di comfort tra le mura domestiche, in un mix tra biancheria intima e abbigliamento esterno, tra pubblico e privato.

Molti dei pezzi esposti rivelano come gli stilisti contemporanei abbiano messo sempre di più in discussione le regole base proprio dell’abbigliamento pubblico e privato, ribaltando anche l’idea comune che l’intimo sia da indossare sotto altri vestiti. Ed ecco quindi che corsetti, bustier e slip vengono messi in bella mostra come un top di Calvin Klein o slip indossati con hot pants a vita bassa e un abito trasparente in mussola indossato con mutandine di pizzo, disegnato da John Galliano per Givenchy nel 1996. Il confine tra underwear e abito è quindi sempre più labile così com’è dimostrato dalle creazioni di Dolce & Gabbana, una crinolina e grande gabbia ben in vista (2013), e di Antonio Berardi, un abito bianco e nero indossato nel 2009 da Gwyneth Paltrow, con un corsetto trompe l’œil che ne rivela l’intimo indossato sotto. 

Massimiliano Capella, 19 giugno 2016 | © Riproduzione riservata

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