Siti archeologici del Sud della Sardegna | L’area di Nora

Sul promontorio di capo Pula lo splendore della più antica città fenicia dell'isola, diventata municipium

Veduta aerea di Pula, area archeologica di Nora © Soprintendenza Abap di Cagliari
Fiorella Fiore |  | Pula (Ca)

L’area archeologica di Nora sorge sul promontorio di capo Pula. Nelle fonti letterarie è citata come la più antica città fenicia in Sardegna. Le prime testimonianze archeologiche, tra cui la necropoli, risalgono all’VII secolo a.C. L’insediamento si è poi sviluppato con continuità in epoca punica a partire dal V secolo a.C., e successivamente con l’istituzione della Provincia di «Sardinia et Corsica» nel 238 a.C. è entrato nell’orbita di Roma diventando municipium probabilmente già nella seconda metà del I secolo a.C.

Nei due secoli successivi la città ha vissuto il suo massimo splendore, per poi essere abbandonata in età tardo antica. La sua riscoperta si deve a Gennaro Pesce, che negli anni ’50 del secolo scorso diede avvio a una massiccia campagna di scavi. A oggi l’area è oggetto di studio e ricerca da parte delle Università di Cagliari, Milano, Genova e Padova e della Soprintendenza.

Nel tempo la Soprintendenza ha realizzato importanti interventi per garantire la costante salvaguardia del sito, soggetto a processi di degrado sia per l’azione erosiva del mare, sia per l’innalzamento del livello delle acque, che trasforma lentamente la costa. La delicatezza dell’ecosistema è accresciuta dalla presenza di alcune specie protette, in particolare i gabbiani corsi.

Nell’ottobre 2018 evento calamitoso di natura meteomarina ha causato crolli delle strutture in prossimità della costa, oggetto oggi di un piano di investimenti programmati per un importo di 150mila euro. Tra il 2020 e il 2021 la Soprintendenza ha avviato interventi finanziati dalla Presidenza del Consiglio per la conservazione delle strutture urbane antiche e per il miglioramento della sicurezza e della fruibilità del sito per un importo di 500mila euro, mentre scavi e interventi di emergenza sono stati eseguiti in collaborazione con il Comune di Pula per 200mila euro.

Al centro degli investimenti vi sono in particolare i restauri dell’area sacra sul colle al centro della città, il cosiddetto «tempio di Tanit», del «viridarium», un giardino circondato da un canale con acqua da collegare con una villa monumentale, e delle terme orientali (IV secolo d.C.). In questo edificio l’intervento ha interessato una serie di ambienti di difficile interpretazione, tra cui si distingue un grande atrio a pianta quadrata pavimentato a mosaico, che è stato reso visibile al pubblico grazie alla rimozione della copertura, imposta per ragioni di sicurezza, quarant’anni fa.

La porzione demaniale del sito, corrispondente al una porzione del promontorio del Coltellazzo con l’omonima torre spagnola, è stata assegnata con DM alla Direzione Regionale Musei Sardegna.

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© Riproduzione riservata Mosaico delle terme orientali in corso di restauro © Soprintendenza Abap di Cagliari
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