Siamo arrivati prima dell'Unesco

Daniela Fonti |

Roma. Ai primi di maggio il Comando dei Carabinieri per la Tutela del patrimonio artistico celebra, con legittimo orgoglio, il suo trentennale di attività. Forse i decenni passati ce l'hanno fatto dimenticare, ma dobbiamo a loro, ai Carabinieri, se opere come «La Flagellazione» o la «Madonna di Senigallia» di Piero della Francesca, o ancora «La Muta» di Raffaello sono ancora nei nostri musei. Dal trafugamento della «Natività» di Caravaggio, rubata dalla chiesa di San Lorenzo a Palermo proprio in quell'anno 1969 alla vigilia dell'istituzione del reparto speciale dell'Arma, fino al 1998 che è stato teatro del clamoroso furto (e ritrovamento) dei van Gogh («L'Arlesienne» e «II Giardiniere») e del Cézanne («Le Cabanon de Jourdan») della Galleria Nazionale d'Arte Moderna, è profondamente cambiata la fisionomia delle aggressioni al patrimonio artistico (pubblico o privato, come nazionale o
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