Shimabuku: le mie opere sono canzoni d’amore
Il Museion ospita la prima personale in Italia dell’artista giapponese, per il quale l’arte mette insieme uomo e ambiente da un punto di visto non egoistico ma affettivo

«Me, We» prende a prestito come titolo quella che è stata considerata la più breve poesia mai composta: due parole unite da una virgola pronunciate dal pugile e attivista Muhammad Ali invitato nel 1975 a Harvard. È la grande personale che Museion dedica dal 6 maggio al 3 settembre all’artista giapponese Shimabuku (nato nel 1969 a Kobe), la prima in Italia.
«Solo due parole per esprimere il passaggio dalla visione del singolo a quella della collettività, spiega il curatore della mostra e direttore di Museion, Bart van der Heide. Sono quelle che danno il titolo all’installazione principale della mostra e alla mostra stessa perché esprimono la visione di Shimabuku. L’artista non concepisce il mondo in termini di antagonismo tra umani e ambiente, di lotta tra poli. La sua azione performativa si basa su una visione del mondo come unità, ed è lui stesso a definire la sua pratica artistica come una canzone d’amore. Le sue opere mettono insieme uomo e ambiente non da un punto di vista egoistico, ma affettivo, empatico ed esprimono la necessità dell’arte e della poesia per giungere a una visione d’insieme».
Tra i maggiori protagonisti della scena artistica internazionale dagli anni ’90, Shimabuku è stato invitato alla Biennale di Venezia nel 2017. A Museion sono allestite opere dagli anni ’90 ad oggi, «in quella che si presenta sia come una retrospettiva sia come un’occasione di aggiornamento sulle nuove opere, continua il curatore. Il tema di fondo è quello della coppia. Nella grande installazione “Me, We”, prodotta per questa mostra con la Fondazione Dalle Nogare, due palazzi storici del territorio, uno medievale e uno industriale del XX secolo, si trovano uniti in una relazione attraverso i materiali di risulta di restauro o demolizione, dove la storia del tempo medievale e dell’influsso austroungarico sarà intrecciata con quella contemporanea e italiana. È questo il suo messaggio: bisogna trovare una negoziazione per un nuovo futuro».