Shanahan tra morte ed eternità

Per la personale dell’artista irlandese, ogni piano della galleria Building rappresenta un momento di un viaggio spirituale che culmina col superamento stesso dell’opera

«Hysterical Aftermath» (2022), di Sean Shanahan. Foto: Luca Casonato
Ada Masoero |  | Milano

Per la sua personale intitolata «Cuore a fette», Sean Shanahan (nato a Dublino nel 1960, da anni, dopo aver molto viaggiato, vive a Montevecchia, nel Lecchese) non ha creato opere site specific, perché è la mostra stessa a essere un accadimento site specific, con quell’allestimento d’intensa teatralità che «sfonda» i limiti strutturali della galleria, che ne fa quasi una mostra-installazione.

Curata da Luca Massimo Barbero per Building, dove sarà visibile dal 9 febbraio al 25 marzo, l’esposizione indaga il tema perturbante della morte e dell’eternità, scandito dall’artista in tre momenti, uno per ognuno dei piani espositivi della galleria. Shanahan, artista molto amato da Giuseppe Panza di Biumo, che nell’arte andava in cerca di spiritualità, affronta queste riflessioni, universali e intime al tempo stesso, con i suoi inconfondibili lavori realizzati non tanto «su» Mdf (medium density fireboard) quanto «con» l’Mdf, poiché il materiale, impregnato di colori a olio stesi in piatte campiture monocrome, «genera», insieme alla cromia, il dipinto stesso.

Al piano terra ci s’imbatte nella «Danza macabra», composta da cinque grandi dipinti disposti con regolarità nello spazio espositivo, il cui fulcro concettuale e visivo si situa nel foro centrale, quadrato, che risucchia lo sguardo dell’osservatore in un «oltre» indefinito, prima di concedergli la possibilità di guardare l’intero quadro. Al primo piano va in scena il secondo momento, intitolato «Hysterical Aftermath», dove tre grandi opere («Flounder», «Float», «Flight», tutte del 2022) s’impongono con la loro forte presenza materica e con i colori inattesi di cui sono intrise.

Al secondo piano, infine, nella parte di mostra intitolata «sub specie aeternitatis», il dipinto-oggetto diventa la via per attingere il concetto di «incommensurabile ed eterno», invitando lo sguardo di chi osserva a oltrepassare il dipinto, superare il foro quadrato al suo centro, e uscire dalla galleria stessa, verso l’esterno.

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