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Settemila metri quadrati sul waterfront

Giusi Diana

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Palazzo Butera sarà pronto per Manifesta 12

Palazzo Butera è stato acquistato lo scorso anno da Massimo Valsecchi e Francesca Frua De Angeli per farne un «Centro di scambi con altre istituzioni internazionali, con parti dedicate alle mostre temporanee e altre ad allestimenti di maggiore durata». Il piano terra aprirà al pubblico il prossimo anno, mentre il primo piano nobile è destinato ad uso privato. Con i suoi 7mila metri quadrati di superficie, mille dei quali di terrazze affacciate sull’ottocentesca Passeggiata delle Mura delle Cattive, quello di Palazzo Butera è uno dei cantieri di restauro più articolati, per tipologia del monumento ed estensione, in corso in Italia, e non solo, tanto che la comunità scientifica si è mobilitata collaborando con i coniugi Valsecchi e dando vita a un laboratorio di ricerca e di studio a cantiere aperto. L’urbanista Maurizio Carta dell’Università di Palermo ha inserito il progetto di Palazzo Butera come caso studio nel suo laboratorio sulla trasformazione del waterfront cittadino, e Giovanni Fatta e Tiziana Campisi del corso di laurea in Ingegneria Edile-Architettura ne hanno fanno oggetto di studio nel loro corso sui progetti di recupero e di conservazione degli edifici. 

Il piano terra verrà aperto in occasione di Manifesta 12 e sarà destinato a spazi espositivi, biglietteria, caffetteria e biblioteca. Le cinque sale destinate a mostre temporanee, affacciate su due cortili interni e collegate agli ammezzati, sono state concepite come una «promenade architecturale» caratterizzata da una scala e da una passerella in ferro per vedere dall’alto il percorso espositivo. Negli spazi della Cavallerizza sono stati già rimossi gli interventi incongrui, come le solette e i muri che inglobavano le colonne in pietra di Billiemi e i pavimenti aggiunti che nascondevano quelli originali in basole. Tra i restauri già effettuati ci sono anche quelli della facciata esterna, dei tetti, delle terrazze e del torrino.

Al primo piano nobile gli interventi hanno riguardato in primo luogo il risanamento e consolidamento delle murature e degli intonaci; si è quindi proceduto alla rimozione dei pesanti tessuti che ricoprivano le pareti optando per una finitura delle superfici a marmorino e infine si è intervenuti sugli affreschi settecenteschi delle volte riferibili a Gioacchino Martorana (1735-79) per le figurazioni centrali e a Gaspare Fumagalli (1735-85) per le quadrature architettoniche a trompe l’œil. Gli affreschi sono stati sottoposti a spolveratura, rimozione dei sali e fissaggio mediante iniezioni e nebulizzazione di resina acrilica in soluzione acquosa; sono state inoltre abbassate le interferenze cromatiche tramite acquarellatura e velatura. Nella galleria d’ingresso è stato restaurato il «Trionfo di Ercole Michele Branciforti» affrescato da Martorana prima del 1764 e sotto le ridipinture e gli strati di gommalacca sono state scoperte le cornici originarie in argento dei dieci dipinti raffiguranti i possedimenti feudali dei Branciforti che decoravano la sala. I restauratori stanno lavorando anche sulle volte delle altre sale affrescate da Martorana con «Apollo che conduce il carro del Sole», «Diana che conduce il carro della Luna» e il «Trionfo di Flora», nonché su sovrapporte dipinte, porte in avorio decorate in oro, porte lignee con inserti in argento, cornici con decorazioni floreali su foglia d’argento, cornici in oro e argento e boiserie lignee dipinte a finto porfido. Nei lambris, sotto le pesanti ridipinture di Otto e Novecento, sono stati riscoperti i dipinti originari di Fumagalli. 

A Marco Giammona e Tomaso Garigliano si deve la direzione dei lavori, mentre il progetto architettonico e museografico è di Giovanni Cappelletti.

Giusi Diana, 11 ottobre 2017 | © Riproduzione riservata

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