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L'«Annunciata» di Antonello da Messina, Palermo, Palazzo Abatellis

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L'«Annunciata» di Antonello da Messina, Palermo, Palazzo Abatellis

Servizi a rischio concentrazione

Silvia Mazza

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Palermo. Tra il 30 gennaio e il primo febbraio scorso è avvenuta l’assegnazione (provvisoria, quella definitiva dopo i controlli di legge e la definizione contrattuale) dei servizi al pubblico (biglietterie, bookshop, luoghi di ristoro e visite guidate) nei siti museali e archeologici siciliani, per una durata di 4 anni, rinnovabili di altri 4. Così il consorzio agrigentino «I luoghi dell’Arcadia» si assicura due province: ad Agrigento il Museo Casa natale Pirandello e la zona archeologica di Eraclea Minoa, confermandosi al Museo archeologico e al «pezzo da novanta» del Parco Valle dei Templi, che già gestiva; a Trapani il Museo Pepoli, le aree archeologiche di Segesta e Selinunte, il Museo Baglio Anselmi di Marsala e il Museo del Satiro di Mazara del Vallo; alla capogruppo Globe Events Management, il colosso romano degli eventi, insieme alla mandante Civita saranno affidati i servizi in altre due province: a Siracusa la zona archeologica della Neapolis, il Museo archeologico Paolo Orsi e il Museo di Palazzo Bellomo; a Messina, il teatro greco romano di Taormina e la zona archeologica di Giardini Naxos. A Palermo, infine, alla società Pierreci Codess (che gestisce in Italia siti come il Colosseo o la Venaria Reale) sono concessi in ap- palto il Chiostro di Monreale, il Castello della Zisa e la zona archeologica di Monte Jato.

È invece rimasta fin dall’inizio fuori dai bandi (il cui numero di lotti iniziali era di 17 per un valore complessivo di oltre 9 milioni di euro, ridottosi a 14 per 6 milioni con l’espunzione in seconda battuta dei due di Catania e uno di Siracusa, non in possesso delle strutture per garantire ai privati di gestire i servizi; cfr. n. 301, set. ’10, p. 4) Enna, perché all’avvio delle gare nel giugno 2010 non si era in grado di fornire certezze circa le modalità di rientro della Venere di Morgantina e i tempi di riapertura a fine restauro del sito più in vista, la Villa del Casale di Piazza Armerina. E un altro restauro in corso spiega anche l’esclusione del Museo archeologico Salinas a Palermo.

Il lungo iter
Una storia che corre parallela a quella delle gare nazionali, segnata anche in questo caso da un paio di battute d’arresto per interventi correttivi ai contenuti dei bandi stessi o perché, al solito, si è finiti davanti al giudice (cfr. n. 316, gen. ’12, p. 10). In Sicilia la prima volta si era dovuto fare i conti, in corsa, con la recente riorganizzazione del Dipartimento Beni culturali (i bandi presentano ancora la vecchia nomenclatura pre riforma, per cui non c’è traccia ad esempio dei nuovi parchi archeologici, come dei nuovi musei interdisciplinari), finendo per far slittare il termine di presentazione delle domande dal novembre 2010 al marzo 2011. Precisa una nota inviataci dal Dipartimento: «Si era ritenuto di riverificare le condizioni funzionali e organizzative alla luce delle nuove istituzioni per garantire una corretta proposta dei servizi da mettere a bando e di conseguenza una puntuale valutazione delle offerte delle Imprese». Ma sebbene, nella stessa nota, si puntualizzi che «l’approvazione della nuova organizzazione del Dipartimento sia successiva alla pubblicazione dei bandi» (il 2 luglio 2010 sulla Guce, la Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea), se si considera che le fasi istruttorie per questi ultimi erano avvenute nei mesi precedenti, è evidente quanto fossero ravvicinate le tempistiche, certo non tali da impedire che riorganizzazione amministrativa e gare si scollassero: si ricorda infatti che il Dpr n. 370 che ha rimodulato i Dipartimenti regionali è del 28 giugno 2010 e del 12 luglio il Ddg. n. 1513 che ha riorganizzato nello specifico l’assetto di quello dei Beni culturali. Dunque, un primo stop che forse poteva essere evitato. Poi a metà dicembre, quando la Regione era pronta ad aprire le buste delle offerte economiche e procedere alle assegnazioni, il ricorso al Tar di una società esclusa (per un contenzioso in atto da 30 milioni di euro), la messinese Novamusa, che da anni gestisce i servizi in siti di punta, dal Teatro antico di Taormina a Selinunte e Segesta, passando per la Neapolis e l’Orsi di Siracusa, aveva indotto l’Amministrazione a sospendere le gare, in attesa del pronunciamento del Consiglio di Giustizia Amministrativa (Cga), che a fine gennaio ha respinto il ricorso. Fuori Novamusa, la geografia delle assegnazioni si è fatta ancora più scarna: alle gare andate deserte a Ragusa, Caltanissetta e per un lotto di Messina (antiquarium di Milazzo, villa Romana di Terme Vigliatore e area archeologica Halaesa Arconidea), si aggiungono i siti nelle stesse condizioni perché l’ Associazione temporanea di imprese (Ati) esclusa era l’unico candidato: nel messinese, il Museo archeologico di Lipari, la Villa romana di Patti e l’antiquarium di Tindari, ma anche il Museo Regionale Accascina (penalizzato da una collezione divisa tra vecchia e nuova sede ancora da completare, causa di presenze in caduta libera; cfr. n. 315, dic. ’11, p. 40); mentre a Palermo restano scoperti, «a sorpresa», il Chiostro di San Giovanni degli Eremiti (47.513 presenze nel primo semestre del 2011, in lieve aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente) e persino Palazzo Abatellis (da 28.788 scende a 26.814), ma anche il parco di Himera, in ascesa con i visitatori quasi raddoppiati in un anno (4.452). E c’è poco da stupirsi se si pensa che se il trend nazionale ha rivelato la scarsa attrattiva addirittura di Uffizi, Pitti o Boboli, non poteva che essere ignorato dalle imprese l’antiquarium di Sabucina (Cl), dove i visitatori nel 2010 sono stati appena 20.

Raggruppamenti
Per il resto, e c’era da aspettarselo, le offerte si sono concentrate nei luoghi di consolidata attrazione turistico-culturale: Valle dei Templi di Agrigento (dove le presenze sono salite, rispetto al primo semestre 2010, da 185.617 a 285.061, il 35% in più), teatro antico di Taormina (stabile a 284mila), chiostro e duomo di Monreale (105.368, il 12% in più), Segesta, Selinunte e Museo del Satiro a Mazara (insieme 285.400, solo il 6% in più). Eppure questo scenario nelle intenzioni dell’Amministrazione doveva essere scongiurato: nella suddetta nota si ricorda infatti che «la suddivisione in lotti, con importi contrattuali e oneri di investimento differenziati, permettendo la partecipazione anche al singolo lotto, voleva stimolare il mondo imprenditoriale che, a fronte di un investimento minimo, poteva realizzare un progetto con potenzialità economiche più ampie». Mentre l’accorpamento dei «siti più appetibili con altri meno attraenti economicamente», dichiarava qualche anno fa il direttore generale dei Beni culturali, Gesualdo Campo, doveva «evitare squilibri e “diserzioni” dei bandi». E se in qualche caso è andata così, come per l’area archeologica di Monte Jato, che ha beneficiato dell’accostamento a Monreale e Zisa, il resto dei raggruppamenti è risultato evidentemente antieconomico: la sola voce costi del personale (con riferimento al servizio di accoglienza, mentre i servizi di vigilanza e custodia continueranno a essere svolti da personale dipendente della pubblica amministrazione) non sembra potere essere recuperata dalla vendita dei biglietti. I privati sono tenuti infatti a pagare alla Regione il 70% dei biglietti d’ingresso (di cui il 30% ai Comuni), più un 20% su manifestazioni o eventi straordinari e un altro 5% sul fatturato dei servizi. In alternativa, per i lotti minori disertati si sta valutando di ricorrere alle piccole aziende rimaste fuori dal megabando.
Ai privati viene consegnato comunque un settore in espansione, con quattro milioni di visitatori lo scorso anno e una crescita delle presenze del 9,38% e degli incassi a +12,06% rispetto al 2010. Ma non sono tutte rose. Gianfranco Zanna, direttore regionale di Legambiente, sebbene manifesti soddisfazione per questa inversione dopo tre anni di segno negativo, osserva però che «le dieci strutture museali più importanti perdono il 10 per cento dei circa 300mila visitatori di un anno fa», una flessione, compensata d’altra parte, secondo l’assessore ai Beni culturali Sebastiano Missineo, da «un grande incremento di presenze nei parchi archeologici, un fenomeno che ci fa pensare che la strada imboccata con la loro istituzione sia quella giusta».










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Silvia Mazza, 16 agosto 2016 | © Riproduzione riservata

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