Sei libri per un’estate d’arte (e non solo)

Parte seconda. Dalle avanguardie di Picabia e Duchamp all’«asta del secolo», da Sofonisba Anguissola a Yayoi Kusama, dalle grandi esploratrici dell’Ottocento dall'Africa di Karen Blixen, fino all’iconoclastia jihadista contro Picasso, concepita nel museo a lui dedicato

«Reclining Nude» (1932) di Pablo Picasso, Musée Picasso, Paris
Alessandro Martini |

Donne coraggiose e di talento
In questo suo primo libro ora tradotto in italiano, Mia Kankimäki (Helsinki, 1971) ripercorre gli itinerari di donne diversamente «straordinarie»: per coraggio, capacità di sceglie e di imporsi «nonostante tutto». A quarant'anni e senza figli, annoiata e bloccata, Kankimäki lascia il suo lavoro e decide di viaggiare per il mondo, seguendo i percorsi delle donne esploratrici e artiste che l'hanno a lungo ispirata: la scrittrice danese Karen Blixen, l’artista giapponese Yayoi Kusama, alcune grandi esploratrici del XIX secolo come Isabella Bird, Ida Pfeiffer e Mary Kingsley, e le pittrici italiane del Rinascimento, da Sofonisba Anguissola ad Artemisia Gentileschi. Attraverso un insolito e affascinante viaggio, Le donne a cui penso di notte è una «caccia», nella forma di un'indagine personalissima e a tratti intima, delle vite di personalità che, in epoche diverse e in vari luoghi del mondo, «spinte dalla curiosità, dall’amore per l’arte e dalla sete di avventura e conoscenza», hanno lasciato un segno tuttora vivo, sebbene spesso misconosciuto. Pur ricco di informazioni storiche e di analisi critiche, l'opera di Kankimäki è una miscela di diario di viaggio, memorie e biografia. E una fonte di ispirazione per chi voglia raggiungere i propri obiettivi, anche i più ardui, e un'iniezione di fiducia in particolare per le donne che ancora oggi cercano un proprio personale percorso al di fuori dai sentieri battuti.

Le donne a cui penso di notte,
di Mia Kankimäki, 464 pp., Neri Pozza, Vicenza 2022, € 19

Picasso blasfemo e peccatore
Lo scrittore algerino Kamel Daoud (Mesra, 1970) è l'autore di un romanzo assai apprezzato come Il caso Meursault, Premio Goncourt nel 2016, riscrittura «postcoloniale» di Lo straniero di Camus. Ma è anche giornalista impegnato e militante su giornali indipendenti del suo Paese (e poi per grandi testate internazionali), tanto da essere stato costretto all'esilio. Di questa attività, che abbraccia tanto i temi di attualità politica quanto più ampie riflessioni sui più diversi ambiti, compreso quello culturale, è testimonianza un libro prezioso e ricchissimo di suggestioni come Le mie indipendenze (446 pp., La nave di Teseo, 2017, traduzione di Vincenzo Vega). Il pittore che divora le donne è insieme un saggio e un romanzo di pura invenzione, profondamente calato nel dibattito più caldo dell'identità e della religione, del rapporto tra colonialismo e postcolonialismo, dello scontro tra civiltà e dell'uso strumentale (quindi distorto) della cultura e dell'arte. Il protagonista è un jihadista che, camminando tra le sale del Musée Picasso di Parigi e combattuto tra repulsione e attrazione, progetta di distruggere le opere di un artista infedele, blasfemo e peccatore: non solo nella vita privata (amante di donne molto più giovani) ma, come pittore, capace di sfidare le morale rappresentando la nudità. La condanna e la persecuzione allucinata non è soltanto contro Pablo Picasso, in quanto riconosciuto maestro del genio artistico europeo, ma contro Parigi, nei cui quartieri eleganti «le vetrine mostrano seni e corpi di sogno» e in cui «tutte le insegne, enormi, esasperano il desiderio». E, in definitiva, contro l’intero Occidente, in cui «l’erotismo è un rito di caccia».

Il pittore che divora le donne,
di Kamel Daoud, traduzione di Cettina Caliò, 256 pp., La nave di Teseo, Milano 2022, € 18

L’improbabile commedia dell’asta del secolo
Questa è la storia di un dipinto acquistato per poche sterline in un bric-à-brac londinese che, attraverso innumerevoli e discretamente divertenti vicende, è prima attribuito ad Antoine Watteau e infine battuto all'asta. Un'asta ovviamente milionaria, capace di attrarre i più diversi compratori, variopinti e a tratti assurdi (e quindi assai reali). C'è molta leggerezza e conoscenze di fatti artistici, una buona dose di dissacrante ironia in questo romanzo ricco di protagonisti e vicende, dallo storico dell'arte all’oligarca, fino allo stesso quadro che, dotato di pensiero e di voce, ricorda e racconta (orgoglioso e un po' pettegolo) del proprio autore, dei piccoli e grandi fatti storici che l'hanno visto protagonista e dei «colleghi quadri» con cui si è confrontato nel corso dei secoli... Ma c'è un motivo in più per essere interessati al romanzo L'improbabilità dell'amore (originariamente pubblicato nel 2015) ed è la sua autrice, la britannica Hannah Rotschild (1962), imprenditrice, filantropa (è anche trustee della Rothschild Foundation) e documentarista. Ma soprattutto protagonisti del mondo artistico e culturale britannico e non solo, così come lo era stato suo padre Jacob Rothschild. Dal 2015 al 2019 è stata la prima donna a presiedere il Board of Trustees della National Gallery di Londra. Nel 2018 è stata nominata Commander of the Order of the British Empire (Cbe) e nel 2021 è stata eletta nell'American Academy of Arts and Sciences.

L'improbabilità dell'amore,
di Hannah Rothschild, traduzione di Chiara Brovelli, 496 pp., Neri Pozza, Vicenza 2022, € 19

Gabriële, Francis, Marcel e Guillaume: il dono di scoprire i geni
Appena pubblicato, Gabriële si annuncia di grande interesse per chi è appassionato di muse dell'arte (anzi, delle arti) e degli anni ruggenti tra Europa e Stati Uniti. La protagonista è Gabriële Buffet (1881-1985), prima moglie di Francis Picabia, amante di Marcel Duchamp e amica di Guillaume Apollinaire. Ma, soprattutto, lei stessa musicista, critica d’arte e scrittrice. Aveva (evidentemente) almeno un dono: quello di scoprire il genio in chi le stava accanto, e di valorizzarlo. Le autrici della biografia «romanzata» sono le nipoti, le sorelle romanziere Anne e Claire Berest. A loro il compito di riportare alla luce una figura leggendaria (per chi l'ha conosciuta), ampiamente riconosciuta nel suo ruolo e nelle sue capacità personali, ma quasi totalmente dimenticata dalla storiografia recente. Da Parigi a Étival, da Saint-Tropez a Berlino, le autrici raccontano una vicenda privata e famigliare dolorosa e complessa, ma ricca di entusiasmi e visioni.

Gabriële,
di Claire e Anne Berest, traduzione di Roberto Boi, 480 pp., Neri Pozza, Vicenza 2022, € 19

Lungo la sponda sud del Mediterraneo
Alberto Negri (Milano, 1956) è stato per anni reporter del «Sole 24 Ore» e inviato di guerra, dai Balcani al Medio Oriente all'Africa. Oggi è editorialista del «Manifesto». Questa sua raccolta di memorie di luoghi («Algeri, tra ribellioni e rivoluzioni negate, Salonicco e i fantasmi del passato, Alessandria d'Egitto e la memoria, Tangeri la bizzarra, Beirut e il suo fascino fragile, Tripoli e Bengasi tra rivolte e deserto, Istanbul e la nostalgia dell'Impero...») è inevitabilmente legata alla sua esperienza di giornalista, ma è anche un ritorno «sentimentale» attraverso la storia, i personaggi, gli eventi. Non quindi scritti di viaggio in senso né turistico né artistico, ma flash capaci di illuminare momenti storici precisi, i cui effetti sono tuttora perduranti. Una testo non solo di grande interesse, ma di piacevolissima lettura anche per chi è alla ricerca di note d'arte e cultura: per capire l'Algeri di oggi e di allora (quella della «battaglia»), ad esempio, Negri chiama in soccorso non solo un grande regista come Gillo Pontecorvo, autore del celebre film del 1966, ma anche un archistar come Jean Nouvel (francese) chiamato a restaurare la casbah, accolto da non poche critiche dei professionisti locali.

Bazar Mediterraneo,
di Alberto Negri, 156 pp., Gog Edizioni, Roma 2021, € 15

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