Sei libri per un’estate d’arte (e non solo)

Parte prima. Dalla Gioconda a Tutankhamon, da Copenaghen a Londra, una selezione di libri recenti a sfondo artistico. Biografie ma anche gialli: il panorama dei libri da leggere sotto l'ombrellone o a bordo lago è lungo e articolato. E non parla soltanto agli specialisti, anzi...

Gli occhi della Gioconda
Alessandro Martini |

La Gioconda in prima persona.
Natasha Solomons (Londra, 1982) è una giovane scrittrice britannica, autrice di fortunati romanzi di ambientazione storica, per lo più in eleganti contesti di primo Novecento. Tra tutti, I Goldbaum, storia di banchieri ebrei viennesi e collezionisti d'arte (tanto simili ai Rothschild, con i loro diversi «rami» famigliari) ambientata nel decennio che porta alla prima guerra mondiale, e Un perfetto gentiluomo, il romanzo d'esordio in cui scrive di un ebreo tedesco in fuga dalla Germania nazista, che desidera diventare «un perfetto cittadino britannico». Ora è la volta di un romanzo particolarmente originale e ambizioso, che parte da una sfida: dare la voce alla Gioconda. Anzi, dar voce alle molte vite vissute dal dipinto su tavola realizzato da Leonardo all'inizio del Cinquecento, che è presto diventato una delle più celebrate e discusse opere di tutti i tempi. Io, Monna Lisa è infatti il racconto in prima persona di uno dei ritratti più misteriosi della storia dell'arte, nella cui immagine è cristallizzo il personaggio altrettanto ambiguo di Lisa del Giocondo. È un viaggio avventuroso e rocambolesco quello proposto da Solomons, che segue l'opera (sempre amatissima) nel suo passare di mano in mano, da uno studio fiorentino alle corti francesi di Fontainebleau e Versailles, per arrivare fino al XX secolo.

Io, Monna Lisa,
di Natasha Solomons, 352 pp., Neri Pozza, Vicenza 2022, € 18

Foreste, fiordi e souvenir lapponi negli anni Trenta.
È il 1935 e lo scrittore ceco Karel Čapek (1890-1938) parte per un lungo viaggio che lo condurrà, sempre più a nord, ad attraversare pascoli, boschi e fiordi di Danimarca, Svezia e Norvegia, fino a Capo Nord. Questo, pubblicato l'anno successivo e ora tradotto in italiano da Iperborea, è il suo diario, ricco di annotazioni liriche (rafforzate da numerosi disegni al tratto di suo pugno, che inframmezzano il testo) ma anche di annotazioni ironiche, acute, spesso illuminanti. In mesi in cui l'Europa intera già viveva le tensioni nazionaliste che avrebbero portato alla seconda guerra mondiale, il viaggio di Ćapek, utopista e pacifista, è tutto immerso nei paesaggi, nella natura e nelle atmosfere di Paesi pacifici e ancora in pace. Cresciuto nella lettura e nel mito personale di Strindberg, Ibsen, Lagerlöf, delle fiabe di Andersen e delle avventure di Amundsen, Ćapek è disinteressato alle frontiere e al passaggio da una nazione all'altra («dov'è che finisce l'una e comincia l'altra?», scrive entrando in Danimarca dopo aver attraversato la Germania). Ma nel suo diario c’è anche spazio per il racconto di vicende e personaggi incontrati lungo il tragitto. Come i lapponi impegnati nella promozione dei propri souvenir «etnici» presso il pubblico di intrepidi viaggiatori nel Grande Nord, o le (un poco fastidiose, per l'autore) attempate signore al seguito di un predicatore americano... Čapek è stato un giornalista e drammaturgo di grande originalità e preveggenza, tanto da essere considerato uno dei padri della fantascienza: nella sua opera teatrale R.U.R. (1920) comparve per la prima volta il termine «robot».

Viaggio al Nord,
di Karel Čapek, prefazione di Cees Noooteboom, traduzione di Susanna Chiti Chytilová e Nilo Pucci, 224 pp., Iperborea, Milano 2022, € 18

Copenaghen: Thorvaldsen e delitti.
Per chi ama i gialli appassionanti e intelligenti. C'è un ragazzino scomparso, poliziotti capaci e interessanti (ovviamente con qualche problema personale), indagini complesse, personaggi collaterali che si rivelano fondamentali alla risoluzione del caso. Insomma, tutto quanto rende emozionante ogni buon giallo, compreso il più recente scritto dalla danese Katrine Engberg (1975), terzo della «Serie di Copenaghen». E, come in ogni buon giallo, tra i protagonisti c’è la città, con i suoi luoghi, i suoi monumenti, le sue vie. Copenaghen, appunto, raccontata nei suoi quartieri, nelle sue architetture storiche, nei suoi quartieri periferici: quelli esclusivi con le ville primi ’900, quelli popolari e quelli ora riconvertiti («gentrificati»...). C’è la pittrice un po’ fallita che lavora al Museo Thorvaldsen (e ce lo mostra fin nelle sue soffitte). C'è una casa d'aste con qualche problema di trasparenza nei rilanci. Ci sono i quartieri signorili, la Sirenetta su Langelinie, le fortificazioni ottocentesche sorte in mezzo al mare per proteggere la città, il termovalorizzatore progettato dall'archistar danese Bjarke Ingels (Big, Bjarke Ingels Group) e «la nuova supercentrale» della polizia nel quartiere ex industriale di Sydhavnen. «Dopo dodici anni di lavoro tra i pannelli di legno scuro della centrale progettata da Hack Kampmann (capolavoro del Classicismo Nordico, completato nel 1924, Ndr), ci sarebbe voluto del tempo per abituarsi all’anonimo edificio in vetro e mattoni...», si rammarica uno dei protagonisti. Arte e architettura al centro della narrazione.

Il porto degli uccelli,
di Katrine Engberg, 352 pp., Marsilio, Venezia 2022, € 18

Sua maestà all'inseguimento di Canaletto.
Ancora un giallo, con una protagonista (apparentemente) assai poco credibile. Si tratta infatti di Elisabetta II, la regina più amata e indagata di tutti i tempi, e sicuramente dei mesi recenti. È dello scorso giugno, infatti, il suo giubileo di platino (70 anni sul trono), che l'ha riportata al centro dell'attenzione mediatica internazionale. È lei la protagonista di una serie ideata dalla giovane scrittrice britannica S.J. Bennett (1966), che giunge ora alla seconda puntata dopo il primo episodio Il nodo Windsor (2021). Ciò che può incuriosire anche i nostri lettori non appassionati né di monarchia né di delitti, e che molto ha interessato l'autrice, è lo spunto narrativo da cui muove il giallo: la scomparsa, dall'amato Royal Yacht Britannia, di un quadro della straordinaria collezione d'arte reale. Fatto che, inevitabilmente, spinge la regina a promuovere un'indagine interna a Buckingham Palace. Il romanzo porta quindi i lettori nelle sacre stanze della residenza nel cuore di Londra, tra i suoi arredi, i grandi dipinti, i preziosi Canaletto. Con la regina insieme vittima, detective e guida turistica...

Un problema da tre cani,
di S.J. Bennett, traduzione di Monica Pavani, 456 pp., Mondadori, Milano 2021, € 18

Cento anni di Tutankhamon.
«Oggi è difficile immaginare lo scorso secolo senza Tutankhamon e la scoperta della sua tomba. Ad esempio, l'inizio dell'era del jazz non sarebbe sato accompagnato dalla frenesia mediatica della Tut-mania e dalle maledizioni dei faraoni e l’Egitto, che aveva da poco conquistato l'indipendenza, non avrebbe avuto alcun sussulto di orgoglio nazionale. Tutankhamon era un simbolo già bello e pronto della tanto attesa resurrezione del Paese». Nel centenario della sua scoperta, avvenuta nel 1922 grazie all'archeologo Howard Carter e al suo sostenitore Lord Carnarvon, con Vedo cose meravigliose. Come la tomba di Tutankhamon ha plasmato cento anni di storia la specialista statunitense Christina Riggs (1972) realizza un libro nuovo nell'approccio e nel linguaggio, capace di spaziare e approfondire, rimanendo una piacevolissima lettura. Dalla cultura pop alla politica internazionale, dal turismo all’economia della cultura, Tutankhamon ha prodotto esiti determinati e spesso in attesi. Si pensi, nel pieno della Guerra Fredda, a quale importanza giocò la serie di mostre con reperti dell’Antico Egitto, allestite in giro per gli Stati Uniti e inaugurate da una sempre elegantissima Jackie O, nel costruire (e diffondere nel pubblico internazionale) l’idea di una solida alleanza tra gli Stati Uniti di Kennedy (e poi di Nixon) e lo stato arabo guidato da Nasser. O, ancora, a quanto il «revival» di Tutankhamon fu in grado di risvegliare l'opinione pubblica in vista del trasferimento dei templi della Nubia, tra cui quello di Abu Simbel, minacciati dalla costruzione della nuova diga.

Vedo cose meravigliose. Come la tomba di Tutankhamon ha plasmato cento anni di storia,
di Christina Riggs, traduzione di Gianna Cernuschi, 490 pp., Bollati Boringhieri, Torino 2022, € 28

Il potere del fare arte.
Ora e sempre: la contingenza del virus e della pandemia, e la grande arte senza tempo che (sola?) può dare la dimensione dell'assoluto. Forse. Edith Harkness è una scultrice, vive e lavora nella campagna scozzese. È malata, aspetta la fine. Ma il ricordo vivissimo del passato è ben presente nella grande casa. È qui che, nel primo lockdown, trova un inatteso rifugio con il nuovo amante, l'immigrato Halit. Romanzo breve «politico, radicale, intensamente erotico», L'arte di bruciare della scrittrice britannica Sarah Hall (1974) è la storia di due persone isolate da un mondo che si sta disintegrando, ma anche il ricordo di una vita di dolore, ricerca e resistenza. Un romanzo che, «epico pur nella sua brevità» (secondo il «Guardian»), al centro ha l'arte, la sua produzione, la sua volontà e capacità di trasformare il mondo. Anche, e soprattutto, quando il suo potere creativo trova amplificazione nella sofferenza.

L'arte di bruciare,
di Sarah Hall, traduzione di Federica Aceto, 214 pp., Sellerio, Palermo 2022, € 16

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