Se questa è crisi: 175 milioni e il mercato vola
Il primo semestre di 25 case d’asta italiane: aumentano i fatturati con risultati di gran lunga migliori rispetto anche al periodo pre pandemia
«La trasformazione che abbiamo vissuto nell’ultimo anno rappresenta una nuova normalità. Alimentati dalle nostre innovazioni digitali siamo stati in grado di continuare a funzionare con sicurezza e senza soluzione di continuità in tutto il mondo durante la pandemia. A questo punto dell’anno le nostre vendite totali stanno superando i livelli pre pandemia. Questo ci dà grande fiducia che i mercati delle belle arti e del lusso siano sani e forti nella seconda metà del 2021»: così scrive Charles Stewart, ceo di Sotheby’s, nella lettera inviata recentemente ai collezionisti, descrivendo una situazione pressoché simile a quella del mercato italiano.
Le case d’asta che operano in Italia, fatte le debite proporzioni e con volumi d’affari diversi da quelli internazionali, hanno compiuto lo stesso tipo di percorso, e lo dimostrano i risultati delle aste del primo semestre del 2021. Come sempre è una panoramica fluida, in quanto non tutti gli attori dell’incanto sono costanti nel fornire i propri dati, ma la fotografia è chiara: al netto di chi, 6 case d’asta, non era presente nel 2020, 17 tra le 25 case che hanno fornito i dati del semestre risultano in crescita rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e solo 2 registrano una leggera perdita.
Se Pandolfini è la prima della lista con quasi 9 milioni in più rispetto al primo semestre dello scorso anno (e superando di fatto il fatturato totale del 2020, pari a 23.137.500), Cambi, Il Ponte, Finarte, Studio Martini, Blindarte, Colasanti e Vincent hanno raddoppiato, a volte triplicato i propri risultati rispetto al 2020. Ma la soddisfazione aleggia ovunque, anche quando le crescite non sono state epocali. Perfino Fondaco, ultima arrivata sulla scena e quindi meno conosciuta, registra un «+» rispetto allo scorso anno.
Il dato interessante è la somiglianza con l’andamento descritto da Stewart di Sotheby’s: il totale, per quanto imperfetto, è di 175.489.882 euro, contro un risultato del 2020 di 93.436.615 euro, quindi ben +82.053.267 euro rispetto al 2020, e comunque +14.733.411 euro rispetto al 2019, anno pre pandemico.
L’attività di collezionisti e venditori è stata senza sosta: sono state esitate 349 aste, con le vendite online ormai parte imprescindibile del processo. Possono avere modalità differenti, ma è certo che non si tornerà più indietro e presto non si faranno distinzioni. Il dipartimento più solido è come sempre Arte Moderna e Contemporanea, anche se curiosamente tra i top lot è presente molta Arte Orientale, sotto forma di vasi di porcellana e sigilli di giada da Pandolfini, Cambi e Finarte.
Roman Opalka da Sotheby’s guida la classifica degli artisti, seguito da Giorgio Morandi, presente sia da Sotheby’s sia da Farsetti; la casa d’aste di Prato aggiudica anche Gino Severini e Afro. Pananti propone Emilio Isgrò, Christie’s Pino Pascali, Studio d’Arte Martini Christo e Hermann Nitsch, e Mediartrade Georges Mathieu, mentre Alighiero Boetti sorpassa Il Ponte da Boetto. I Gioielli e gli Orologi registrano cifre importanti: da Wannenes il Rolex Daytona è top lot del periodo, seguito da quelli di Bertolami e Meeting Art, ottimi i solitari di Curio e Maison Bibelot e le perle di International Art Sale.
Il dinosauro di Cambi è nella parte alta della classifica; altri oggetti da amatori sono il Corsaletto da Corazziere di Czerny e la bacchetta da direttore d’orchestra di Gioachino Rossini da Gonnelli, insieme con la Storia naturale degli Uccelli e una preziosa mappa secentesca dell’Islanda, senza dimenticare l’Alfa Romeo Alfetta GT da Finarte. Il Design è presente con Fontana e Borsani da Capitolium e con Flavio Poli da Colasanti. Bene anche i dipinti antichi di Bertolami, Il Ponte, Blindarte, Gonnelli e Vincent, i fumetti si trovano da Art-rite con Andrea Pazienza e Vincenzo Sparagna.
La poliedricità è sempre stata una delle caratteristiche del collezionismo italiano, che ama il bello e il nuovo in tutte le forme, antiche e contemporanee, e che si sta addentrando anche nel mercato dell’arte digitale, cui Cambi per prima ha dedicato un’asta tutta Nft.