Sarebbe difficile fare la sintesi di un percorso di ricerca lungo come quello di Claudio Verna, artista nato nel 1937 e attivo dal 1960, e la personale «Beautiful Life» da Labs Contemporary Art, sino al 2 dicembre, non intende farlo. Si tratta, piuttosto, di un esercizio di impaginazione che, fissando nel nitido spazio della galleria alcuni punti di riferimento di un arco temporale molto ampio, dagli anni Settanta al lavoro recente, distilla una selezione di quadri intensi e pulsanti (acrilici, oli, pastelli) per sondare le aperture al dialogo tra diversi momenti creativi, senza però cedere alla narrazione antologica.

Di fronte alla natura vibratile del colore, alla puntuale definizione della superficie e all’analisi della composizione, perturbata da geometrie instabili, la linea del pensiero affiora e si autodefinisce con naturalezza.

Individuando il periodo germinale della Pittura Analitica come momento più identificativo della sua biografia (dopo esserne stato pioniere, Verna continua ad essere uno degli artisti di riferimento) l’esposizione, curata da Davide Ferri, invita a uno sguardo molto ravvicinato sulle stesure, sulla dialettica tra rigore e smarginature, sulla preziosa e delicata stratificazione di sotto toni e addensazioni di colori dominanti.

Queste tonalità talvolta sono declinazioni infinite di una sola ispirazione se, come ha affermato lo stesso autore, si può dipingere posando sulla tela «un solo colore come un musicista, già esperto, che torna a sillabare le prime note per prenderne piena coscienza, capirne il senso profondo nel suo rapporto con il silenzio», con tutte le variabili che persino il bianco sa regalare alla percezione. Esempio lampante è «Beautiful Life», l’opera che ha ispirato il titolo della mostra, luminoso elogio alla vita di un pittore dalla lunga coerenza, fresco vincitore del Premio Bice Bugatti Segantini alla carriera.