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Scolpire il paesaggio

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Francesca Romana Miorelli

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Sculture e disegni di Mauro Staccioli

A Roma il lavoro di Mauro Staccioli è stato spesso mostrato dalla gallerista Mara Coccia, che aveva stretto con lo scultore un rapporto lungo e proficuo, consolidato da una profonda amicizia. Fino al 9 luglio è ora Marchetti a dedicargli la mostra «Creare scultura significa esistere in un luogo», curata da Silvia Pegoraro, in collaborazione con l’Archivio Mauro Staccioli  di Firenze. Sono esposte opere eseguite tra il 1990 e il 2006: una decina di sculture, tra cui alcuni inediti come la grande «Mezzaluna» (2004), e una ventina di grandi carte ad acrilico e a grafite, con l’intento, spiega la curatrice, «di sottolineare l’importanza del disegno come premessa e insieme dimensione autonoma e parallela alla scultura».

Staccioli (Volterra, 1937) ha sempre concepito la scultura in relazione allo spazio urbano, come luogo antropologico in perenne trasformazione. Nel 1972 realizza una serie di «sculture-intervento» a Volterra, intese come «scultura-segno». Da quell’esperienza prende corpo la manifestazione Volterra ’73, curata da Enrico Crispolti, che dà inizio a un nuovo modo di concepire la scultura. Racconta l’artista: «Mentre ero nei pressi di una mia scultura, nelle campagne di Volterra, un contadino è venuto a chiedermi: “Che cos’è?”, “È ciò che vedi”, ho risposto. Mi ha detto “Grazie” e se n’è andato, sorridente». Tra gli anni Ottanta e Novanta, Staccioli ha lavorato molto all’estero. Negli ultimi decenni ha continuato la sperimentazione di nuove forme, sempre ispirate alla purezza della geometria. In mostra anche due maquette per opere monumentali, come il gigantesco cerchio in equilibrio nel giardino antistante la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.

 

Francesca Romana Miorelli, 08 giugno 2016 | © Riproduzione riservata

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Scolpire il paesaggio | Francesca Romana Miorelli

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