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Silvia Mazza
Leggi i suoi articoliNei Beni culturali siciliani la corruzione si combatte con le rotazioni nelle Soprintendenze. È la stessa misura con cui il Comune di Roma tenta di scrollarsi di dosso l’etichetta di «Mafia Capitale» assegnatogli dalla Procura ai primi di dicembre. Rotazioni anticorruzione, dunque. Quelle targate Trinacria, annunciate dall’estate scorsa, sono state tradotte concretamente dai primi di novembre. Regista di questi trasferimenti, già attuati o solo annunciati, per tutte le nove le Soprintendenze, è il dirigente generale (dg) del Dipartimento Beni culturali Salvatore Giglione. Sembrerebbe la conferma al topos di una regione-laboratorio, che anticipa certi scenari italiani. È, invece, è il contrasto pirandelliano tra apparenza e sostanza. Ci si appella al Piano triennale di prevenzione della corruzione (Ptpc), che stabilisce che «il principio di rotazione si applica alle aree a più elevato rischio di corruzione» e che «la durata dell’incarico dovrebbe essere fissata a cinque anni rinnovabile preferibilmente una sola volta» (cap. 4, par. 3), per agire con incomprensibile tempestività laddove non ci sono interventi della Magistratura in corso (Siracusa) e, invece, prendersela con comodo o rinviare a tempi non meglio definiti, e con modalità tutte da stabilire, su scenari in cui la Procura ha rivelato azioni a nocumento del territorio e del suo Patrimonio con l’avallo degli Istituti preposti alla tutela (Agrigento e Messina). Totalmente disorientante è che per favorire un «sottobosco» (per usare un termine dell’inchiesta romana) di interessi speculativi sul territorio si brandiscano strumenti legalitari, come appunto il Piano anticorruzione, e persino si colga l’occasione dell’inchiesta di una Procura (Agrigento) per riposizionare meglio, a quanto sembra, dirigenti, per così dire, concilianti.
A Siracusa, per i tre dell’«editto bulgaro» (come li abbiamo definiti nella nostra inchiesta su ilgiornaledellarte.com) emesso dal dirigente generale, Rosa Lanteri, Alessandra Trigilia e Aldo Spataro, a capo di settori «caldi» sotto il profilo della tutela, e per questo a rischio di corruzione, rispettivamente Archeologico, Paesaggistico e Architettonico, il 25 novembre, a distanza di due settimane dalla prima, viene confermata la richiesta di trasferimento immediato. Salvo scoprire che non ricoprono il proprio incarico da più di cinque anni. Contrordine, riconfermati, dunque, ma solo Lanteri e Spadaro, anche se Trigilia, che intende ricorrere, sostiene che il suo contratto da dirigente è del 31 agosto 2010, e non anteriore come si vuole, invece, dal Dipartimento. I tre, che non sono oggetto di procedimenti giudiziari, hanno dalla loro pareri negativi a progetti di edificazione in aree e siti vincolati, come il Porto storico, le 71 villette a due passi dal Castello Eurialo o il villaggio turistico nella riserva della Pillirina. Per questo sono stati anche trascinati in tribunale con richieste di risarcimenti danni da centinaia di milioni. Ci ha pensato il Tar di Catania a rigettare i vari ricorsi. Ma nei loro confronti Giglione aveva fretta. Recapita le lettere di via e il decreto di trasferimento, prima che l’assessore Antonio Purpura, che si è insediato il 6 novembre, possa avere il tempo, come da lui espressamente chiesto, di esaminare la documentazione sul caso Siracusa. Non solo quella consegnatagli dal suo direttore generale, ma anche quella della soprintendente Beatrice Basile, sospesa il 3 settembre dopo un’ispezione dell’Assessorato, per una presunta agevolazione nell’autorizzazione per una piscina prefabbricata dell’allora assessore al Territorio (a cui era transitata dai Beni culturali) Mariarita Sgarlata, che le è costata la poltrona. L’archeologa umbra stava lavorando all’istituzione del Parco archeologico (delimitato per decreto assessoriale nell’aprile scorso), sentinella a presidio del territorio, e, se le avessero dato il tempo, avrebbe atteso anche all’approvazione del Piano paesaggistico (Pp), adottato nel 2011, che finora ha garantito l’inedificabilità delle molte aree su cui si accentrano grossi interessi speculativi.
Ma è l’intera storia ad essere lastricata di incongruenze, di forzature nelle prassi d’azione e delle regolari tempistiche, di esercizio discrezionale del potere. E di distacco dai valori etici, se non ci si fa scrupolo d’infangare la carriera ormai giunta all’epilogo di una stimata studiosa come la Basile (in pensione da maggio), dirigente d’indiscussa rettitudine. La Procura romana parla di «metodo mafioso». Quel che è certo, è che a Siracusa accadono cose non proprio regolari, sicuramente non in linea con lo spirito del Ptpc. Abbiamo chiesto, per esempio, all’assessore Purpura, uno: se sia normale che a ricoprire l’interim della Soprintendenza, in una situazione così delicata, sia stato chiamato un architetto, Calogero Rizzuto, imputato in un processo a Ragusa, nei confronti del quale non solo non sono stati adottati provvedimenti cautelativi del tipo di quelli applicati a Basile, ma addirittura è stato «promosso» con un incarico ancor più prestigioso di quello rivestito originariamente (dirigeva la Casa Museo A. Uccello di Palazzolo Acreide). Due: se non ci sia un intervento a orologeria, come denunciato dai Verdi Sicilia (che hanno inviato un documento alla commissione regionale Antimafia sull’«affaire Soprintendenza»), nella polemica sollevata dallo stesso Rizzuto sul degrado del teatro greco e sulla presunta mancata azione di tutela, al solo scopo, sembra, di screditare Lanteri e Basile. I progetti per il teatro infatti ci sono (addirittura due, con fondi Ue e Arcus). Ma soprattutto le due archeologhe avevano programmato con il Comune gli interventi per il 2014, da realizzare con i fondi dello sbigliettamento (il 30% degli incassi), destinando 100mila euro alla manutenzione straordinaria del monumento. Ma, come sappiamo, Giglione ha «fretta» e vuole risolvere un problema pluridecennale con un restauro impegnativo, sebbene si sia in una fase transitoria, in cui si attende di sapere se la soprintendente Basile sarà (come tutto lascia intendere) confermata.
Siracusa über alles. Ad Agrigento, per esempio, il 26 novembre si fanno ruotare tutti (10 su 10) i dirigenti all’interno della Soprintendenza (non verso altri Istituti, come a Siracusa), ma solo dopo che viene sollevato il caso Lanteri-Spataro-Trigilia, e a distanza di diversi mesi dall’agosto scorso, quando risultano indagati dalla Procura funzionari e dirigenti per aver consentito l’avvio dei lavori (la ditta che stava costruendo, la Co.Ma.Er, è siracusana) per un villaggio nel sito vincolato di Scala dei Turchi. Nel mucchio sembra che si sia riusciti anche a spostare senza dare troppo nell’occhio tecnici «scomodi» e a aggiustare postazioni «strategiche». Anche nella città della Valle dei Templi, come a Siracusa, il Piano paesaggistico è stato solo adottato e non ancora approvato, e per questo suscettibile di ritocchini ad hoc (per esempio, un livello di tutela che per certe aree «delicate», da 3 potrebbe scendere a 2 o a 1).
Ancora peggio a Messina, dove non c’è alcun provvedimento né cautelativo né di rotazione per la Soprintendenza, nella quale sempre dallo scorso agosto ci sono due indagati per aver rilasciato parere favorevole al mantenimento di opere per una villa dell’attore Luca Barbareschi eseguite in difformità di autorizzazione paesaggistica. Anche Ragusa tutti al proprio posto, anche se la soprintendente Rosalba Panvini ha rilasciato l’autorizzazione paesaggistica per le attività di ricerca degli idrocarburi nella vallata dell’Irminio, nonostante un Pp che proibisce impianti industriali. Poi c’è Palermo, anche se qui i trasferimenti al Dipartimento della Formazione di metà novembre (bloccati, ma non revocati) sono stati disposti dal Dipartimento della Funzione pubblica. Dieci persone, di cui cinque unità operativa Beni Architettonici della Soprintendenza, diretta da Lina Bellanca, tutti funzionari direttivi di ruolo, progettisti, coprogettisti o rup in cantieri in corso, sia quelli finanziati dal Ministero degli Interno, che con fondi regionali, che dalla Comunità Europea con scadenze incombenti e rischio di definanziamento. Esigenze di «razionalizzare» la distribuzione del personale regionale, la spiegazione ufficiale. Un nonsense che rischia di paralizzare il funzionamento degli uffici. E sul nuovo trend della rotazione permanente per combattere la corruzione, Bellanca commenta: «Anni di esperienze lavorative, studi e motivazioni vengono bruciate in nome di una presunta esigenza di fare pulizia nella pubblica amministrazione, trasferendo, come è ovvio, l’eventuale mela marcia da un Dipartimento all’altro. Ho firmato un nuovo contratto per la medesima postazione con Giglione a novembre, ma non ho alcuna certezza per il futuro, perché si vuole proprio stabilire il principio che si possa ruotare in qualsiasi momento, mentre la macchina amministrativa, a seguito di questo continuo turbinio di rotazioni, non funziona più». Difende tutta la linea, Giglione, e ha pure voglia di ironizzare, quando ci dice che se Spataro e Lanteri sono stati confermati è stato «per la stampa che ha già eccessivamente montato il caso siracusano». A sua volta, però, si ritrova sotto la lente dell’anticorruzione grazie al giornale Meridionews, che ha tirato fuori la presunta illegittimità della sua posizione, dal momento che ricopre due incarichi (presidente della del Comitato di Gestione della Spi-Sicilia Patrimonio Immobiliare, società partecipata al 75% dalla Regione siciliana, e dirigente generale), tra loro incompatibili proprio stando al decreto anticorruzione Dl n. 39 del 2013. La distanza tra dg Giglione e assessore Purpura si misura nella dichiarazione che ci ha rilasciato quest’ultimo: «Siracusa è un nervo scoperto, che intendo riportare quanto prima nei canali della normalità», ci ha detto. Ha chiesto a Giglione «la redazione e l’adozione di criteri generali condivisi e trasparenti». Insomma, regole a partita già in corsa. L’assessore che sconfessa il suo dg non può essere spiegato solo in chiave politica siciliana: lo scontro tra i democratici e il Partito della Rinascita, che sostengono rispettivamente il primo e il secondo. Con la giunta Crocetta-ter il Pd e il governatore siciliano hanno ritrovato l’intesa. E al Pd nazionale alle prese con l’urgenza normalizzazione («Mafia capitale» a Roma, ma anche la vicenda Mose con due deputati nel registro degli indagati), tutto serve tranne un assessore siciliano che avalli pratiche poco chiare (fatto salvo che Purpura, professore di Economia, è persona stimata e trasversalmente considerata «per bene»).
E il Governatore Rosario Crocetta? Lui che aveva caldeggiato le dimissioni di Sgarlata per una piscina che alla fine risulterà, come sembra, lecitamente autorizzata, non si pronuncia sui fatti siracusani, né tanto meno su quelli della altre Soprintendenze. Lui che nel dicembre 2012 rispondeva a suon di limoni, arance e palme al sogno dell’allora assessore Antonino Zichichi di una Sicilia piena di centrali nucleari, rimuove il capo del Genio Civile di Messina, Gaetano Sciacca, inviso ai cementificatori locali, che ha gestito con trasparenza il post alluvione Giampilieri 2009, e dice sì alla ricerca degli idrocarburi nella vallata dell’Irminio e nello Stretto di Sicilia. Promette: «Non daremo nessuna autorizzazione che non sia rispettosa dell’ambiente». Ma allora perché il soprintendente del Mare, Sebastiano Tusa, denuncia il rischio che corrono i banchi dello Stretto, «a dispetto della loro importanza naturalistica, ecologica, economica e culturale, oggetti d’iniziative (ci sono anche i parchi eolici; Ndr) paradossalmente giustificate e addirittura motivate da presunte quanto inverosimili attenzioni per l’ambiente»?
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