Rivisitare l’Expo viennese

Al Museum für angewandte Kunst si celebra la ricorrenza dei 150 anni dello storico evento con una mostra di arti decorative

Il Padiglione Giapponese all’Expo Viennese del 1873
Flavia Foradini |  | Vienna

Tra i 53mila espositori dell’Esposizione Universale di Vienna del 1873, il Giappone, dopo la fine del governo shogunale e il ritorno al potere dell’imperatore, presentò all’Occidente un’ampia gamma di aspetti del suo mondo economico e produttivo, così come culturale e artistico. L’Expo viennese fu dunque una vetrina importante sul mondo per il Paese del Sol Levante, e lasciò il segno anche nelle collezioni del Mak.

Molti degli oggetti entrarono poi a far parte delle collezioni del Museo delle Arti Applicate della capitale asburgica, che ora, a 150 anni dall’Expo, li presenta in una rivisitazione con focus sull’Oriente, fino al 22 ottobre. Il percorso espositivo mette in luce pezzi unici in lacca, porcellana, legno, bronzo o paglia, che testimoniano la maestria di artisti e artigiani.

«Il termine Oriente era spesso sinonimo di Paesi extraeuropei, e comprendeva anche il Nordafrica, in particolare l’Egitto», spiega la curatrice Mio Wakita-Elis. All’Expo anche la presenza della terra dei faraoni riscosse vasti consensi e la mostra li illustra con la ricostruzione della «Stanza Araba», commissionata dal Chedivé d’Egitto, ed esposta poi al Mak dal 1883 al 1931.

L’allestimento comprende anche schizzi della Stanza Araba che Le Corbusier realizzò durante la sua visita del MAK nel 1908.

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