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Lidia Panzeri
Leggi i suoi articoli«Mio padre, per consolarmi dell’abbandono del mio pianoforte e dei miei studi prediletti, mi regalò una gran scatola di colori...»: era il 1902 e Felice Casorati, non ancora ventenne, iniziava il suo percorso artistico a Padova. Ora questi suoi esordi sono ricostruiti nella mostra «Il giovane Casorati. Padova Napoli e Verona» (catalogo Skira), a cura di Virginia Baradel e Davide Banzato, in programma ai Musei Civici degli Eremitani dal 25 settembre al 10 gennaio.
L’ambiente artistico padovano d’inzio Novecento era quanto mai vivo grazie alla presenza di artisti quali Umberto Boccioni (in mostra, «Donna che cuce» del 1906), Mario Cavaglieri, Cesare Laurenti e Ugo Valeri. Il clima ideale per un giovane che si dedicava alla nuova professione, assaporandone le varie esperienze, senza dimenticare gli studi giuridici e le avventure erotiche nelle case di tolleranza, non a caso rappresentate in alcune opere di Casorati. Suo maestro di riferimento era Giovanni Vianello, anche se Casorati stenta a riconoscerne l’influenza, peraltro rintracciabile nel tema ripetuto delle donne anziane e in alcune assonanze stilistiche, come le pennellate corte di certi paesaggi e, infine, nella prevalenza del colore giallo.
Un capitolo a parte è costituito dal ritratto: da quello d’esordio dell’amico Camillo Luigi Bellisai a quello di don Pedro De Consedo, tra i dipinti più convincenti del periodo trascorso dal giovane artista a Napoli. E ovviamente quello della sorella Elvira, che segna il suo brillante esordio alla Biennale di Venezia del 1907. L’apice in questo settore è raggiunto nella grande tela «Persone» del 1910 allestita all’Esposizione Internazionale del 1911 di Roma, ora in collezione privata. Il periodo veronese, che comprende gli anni tra il 1911 e il 1918, è quello che segna l’avvicinarsi di Casorati alle nuove esperienze della Secessione.
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