Ripristinata la luminosità della maggior tela dipinta da Degas
Grazie anche al sostegno dei «Friends of Florence» è stato restaurato il dipinto «Ritratto della famiglia Bellelli», realizzato dal maestro francese intorno al 1858-67

Il «Ritratto della famiglia Bellelli», che è stato esposto fino al 23 luglio alla mostra al Musée d’Orsay «Manet Degas», è stato restaurato grazie al sostegno dei «Friends of Florence» e in particolare di Janet e Jim Dicke II. La più grande tela, per dimensioni, mai dipinta da Degas è un capolavoro della gioventù risalente al soggiorno dell’artista a Firenze nel 1858, ospite della zia Laure de Gas e di suo marito, il barone Gennaro Bellelli, entrambi esiliati nel capoluogo toscano.
Degas ritrae più volte singolarmente gli zii e le cugine Giovanna e Giulia e, dopo i mesi fiorentini, continuerà a lavorare al ritratto a Parigi, dove il dipinto sarà esposto al Salon del 1867. Il francese rivela qui il suo interesse per la ritrattistica cinquecentesca, da Holbein a Bronzino, e mostra una notevole capacità nella resa delle psicologie dei personaggi.
L’opera resta nell’atelier dell’artista fino al 1913, poi in deposito presso il mercante Durand-Ruel, fino alla morte di Degas nel 1917, ed è acquisita dallo Stato nel 1918. A quella data la tela ha già avuto un intervento, forse per mano del restauratore Momper, (attivo tra il 1843 e il 1888), come si ricava dal timbro sul telaio; sul bordo dell’opera sono inoltre pezzi di giornale datati 1885, serviti per la rintelatura. Si nota infatti la traccia di quattro grandi strappi sulla tela abbastanza antichi, in parte rintelati sul dorso con del mastice; interventi diventati nel tempo molto visibili e causa di sollevamenti di colore in alcune parti. Una vernice irregolare aveva procurato perdita di leggibilità delle figure e anche della profondità della composizione.
L’ultimo restauro risaliva al 1984; quello odierno è stato affidato, per le indagini preliminari, al Centre de Recherche et de Restauration des Musées de France (C2RMF). La cronologia dei diversi interventi nel tempo è stata chiarita dall’équipe del C2RMF (Bruno Mottin, Laurence Clivet, Eric Laval) in collaborazione coi conservatori del Musée d’Orsay (Anne Robbins, Isolde Pludermacher, Caroline Gaillard) e con i restauratori (Bénédicte Trémolières, Laurence Mugniot, Christian Chatellier).
Dalla radiografia sono emersi molti pentimenti, mentre la riflettografia a infrarosso ha rivelato la traccia di numerosi disegni preparatori al di sopra del mastice della riparazione: informazione importante perché rivela che la tela era già stata lacerata quando Degas era ancora in vita e che lui stesso prese parte al suo restauro.
La fluorescenza X, preceduta da analisi non invasiva, ha permesso di meglio capire la tavolozza originale e la luminosità del dipinto e la rimozione delle vernici ha fatto meglio intendere la finezza della materia pittorica. La collaborazione della Fondazione Friends of Florence, legata a American Friends Musées d’Orsay et de l’Orangerie, è eccezionale essendo l’opera conservata fuori dai confini italiani, ma importante per l’Italia. A Firenze la presenza di Degas fu peraltro molto significativa per il gruppo dei pittori macchiaioli, che si riunivano al caffè Michelangelo.