Ricostruiamo anche la rupe di Sant’Eutizio
Il complesso monastico umbro di Preci era stato travolto dal crollo della montagna retrostante durante il terremoto del 2016

La Valnerina, nell’Umbria meridionale, racchiude su una balza in una valle presso Preci uno dei più antichi complessi monastici prebenedettini prima e benedettini poi, l’Abbazia di Sant’Eutizio. Con chiesa rifatta nel XII-XIII secolo, monastero, campanile sulla rupe sovrastante e celle scavate nella roccia da monaci siriani nel V secolo d.C., l’Abbazia appartiene all’Archidiocesi di Spoleto-Norcia guidata da monsignor Renato Boccardo.
Devastata dal terremoto del 2016, è in corso di ricostruzione con la classica formula «dov’era com’era», con tecnologie aggiornate per resistere alle scosse sismiche e con la particolarità di veder ricomporre la rupe e l’ambiente naturalistico. Lo Studio associato di ingegneria Capaldini di Giano dell’Umbria conduce i lavori sotto la sorveglianza della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria. L’intervento è iniziato lo scorso dicembre secondo un’ordinanza del luglio 2021 di Giovanni Legnini, ex Commissario per la ricostruzione del sisma 2016. La durata prevista è di tre anni, il costo di 5,3 milioni di euro.
L’ingegner Giampaolo Capaldini descrive il recupero di cui è progettista architettonico Fabrizio Bonucci: «Il problema principale lo ha dato il crollo della rupe con il campanile sull’Abbazia». La facciata della chiesa, che è andata distrutta, sarà ricostruita rimontando le antiche pietre recuperate, «ma il nucleo interno della muratura avrà malte particolari e acciaio inox». Sul corpo della chiesa si interverrà con opere di consolidamento. Pur seriamente danneggiato, il monastero «ha retto ma sarà interamente rinforzato con materiale recuperato. Contiene anche il museo dell’antica scuola di medicina alla quale verrà restituita la sua funzione».
Il terzo capitolo, la rupe crollata con il campanile, è il più difficile. «Con l’Abbazia forma un unicum che va ricostruito, evidenzia Capaldini. Consolidiamo e ricostruiamo la rupe con un volume pari a quello perso. Avrà un corpo in cemento armato vuoto all’interno, ispezionabile, alto 25 metri, con una parete attaccata all’attuale rupe per contenerla e una parete esterna rivestita in pietra com’era il costone roccioso. Sarà molto potente dal punto di vista sismico, ma darà la stessa sensazione scenica: vi riattecchirà la stessa flora. Anche il campanile avrà identiche sembianze, ma una struttura antisismica in acciaio leggero affonderà nel corpo in cemento armato che sosterrà l’intera rupe. Consolideremo anche il pianoro del cimitero ottocentesco che tornerà a essere un belvedere».