Riapre la Cappella di Sant’Agata nel giorno di sant’Agata

Pertinenza della chiesa di San Paolo a Ripa d’Arno nel centro storico di Pisa, l’edificio è stato restaurato con 348mila euro e sulle superfici esterne sono emerse tracce di affreschi raffiguranti santi

La cappella di Sant’Agata dopo il restauro
Elena Franzoia  |  | Pisa

La Cappella di Sant’Agata a Pisa è stata restituita alla collettività il 5 febbraio, giorno dedicato alla santa catanese. È un importante traguardo per il lungo percorso di restauro e riqualificazione della chiesa di San Paolo a Ripa d’Arno, capolavoro del romanico pisano, e delle sue pertinenze.

Fondata verso il 925 e attestata dal 1032, restaurata nell’Ottocento, gravemente bombardata durante la seconda guerra mondiale, la chiesa è situata nel centro storico sul lato meridionale dei Lungarni ed è stata oggetto di recenti e cospicui interventi tra cui quelli strutturali condotti dal gennaio 2012 al febbraio 2019, che oltre al completo consolidamento delle strutture verticali hanno portato alla ricostruzione della copertura in capriate e hanno reso possibile la riapertura in totale sicurezza.

I costi hanno sfiorato i 3 milioni di euro, di cui 500mila coperti dalla Fondazione e i restanti dalla Diocesi, anche grazie alle numerose donazioni e alla campagna «Adotta San Paolo» promossa da Unicoop Firenze. Pochi mesi dopo veniva inaugurata la piazza limitrofa, composta da un’area lastricata e da una vasto giardino attrezzato piantumato con 25 tigli, realizzata del Comune con oltre 500mila euro.

A Comune e Fondazione Pisa si deve anche il restauro della Cappella di Sant’Agata, che secondo una tradizione, non documentata, sarebbe stata costruita dopo la presa di Palermo (1063) da cui fu importato il culto della santa. Anticamente l’edificio era circondato dal chiostro del convento vallombrosano di San Paolo, tanto danneggiato dai bombardamenti del 1943 da venire demolito nel dopoguerra dal soprintendente Sanpaolesi. Situata alle spalle della chiesa e di proprietà comunale, la piccola cappella in laterizio a pianta ottagonale e dalla aguzza copertura piramidale ha richiesto 348mila euro, di cui il 75% versati dalla Fondazione.

I lavori eseguiti dalle ditte Costruire e Arterestauro sono stati diretti dall’architetto del Comune Roberto Pasqualetti, che afferma: «Gli interventi non si sono limitati alla pulizia delle superfici, di cui quelle interne in pessimo stato di conservazione anche a causa delle infiltrazioni d’acqua, ma hanno riguardato un consolidamento strutturale, dovuto all’avanzato degrado, che abbiamo cercato di concentrare in modo visivamente poco invasivo tra copertura interna e perimetro parietale. Una scoperta importante riguarda le superfici esterne, su cui abbiamo trovato tracce di affreschi con santi. Un fatto che ci porta a ripensare completamente l’edificio, da sempre ritenuto riccamente decorato solo all’interno».

L’antico altare è stato ricollocato nella posizione originale, mentre le grate moderne che chiudevano le trifore sono state eliminate e sostituite da vetri. L’inizio del restauro era stato annunciato a fine 2020. I lavori proseguiranno con l’area verde esterna, che sarà riqualificata e dotata di una nuova illuminazione. 900mila euro ottenuti dal Comune dai fondi del PNRR consentiranno anche il recupero della vicina chiesa di Sant’Antonio in Qualquonia, in stato di totale abbandono.

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