RAFFAELLO 500 | Tra reale e virtuale

Una mostra sull'Urbinate a Perugia è una coinvolgente esperienza immersiva

Una veduta della mostra immersiva su Raffaello a Perugia
Alessandra Migliorati |

Ricerca e moderna tecnologia sono l’anima della mostra «Raffaello in Umbria e la sua eredità in Accademia» (che rientra fra le manifestazioni riconosciute dal Comitato Nazionale per le celebrazioni dei 500 anni dalla morte) aperta a Perugia in Palazzo Baldeschi al Corso.

Raffaello trascorse a Perugia ben cinque anni della sua vita, dal 1500 al 1505, e realizzò in Umbria nell’arco della propria attività almeno dodici dei suoi capolavori tra cui la Pala Ansidei, la Deposizione Baglioni, la Crocifissione Mond e la Madonna di Foligno, ora conservati nei più importanti musei del mondo.

Riunirli in una mostra era improponibile, doveroso altresì documentare il costante rapporto che l’Urbinate intrattenne negli anni con la committenza umbra. Al contempo era questa anche l’occasione principe per verificare in quale modo l’eredità di quelle opere trovasse nuova luce nell’attività dell’Accademia del Disegno di Perugia, cronologicamente seconda solo a quella fiorentina, che alla fine del XVIII secolo «rifondava» la propria identità storica e di scuola sul magistero di Raffaello e Perugino.

Così, nella mostra due sezioni celebrano il «Divino Urbinate» e il suo sguardo attento e sensibile verso il passato: l’una presentandolo nel suo tempo, l’altra nel tempo del «moderno». La prima ha per titolo appunto «Raffaello in Umbria». Organizzata dalla Fondazione CariPerugia Arte conla curatela scientifica di Francesco Federico Mancini, restituisce nella coinvolgente esperienza immersiva messa a punto da Euromedia Srl tutte le opere dell’Urbinate originariamente realizzate nel territorio umbro.

Una voce fuori campo ne illustra la storia e i dettagli spettacolarmente amplificati, mentre in un altro ambiente, sono lo stesso Raffaello e Pietro Vannucci che, interpretati da attori in costume, dialogano nella bottega del maestro pievese o si confrontano sul tema, magistralmente interpretato da entrambi, dello «Sposalizio della Vergine».

Preludio a queste esperienze multimediali è la sala interamente dedicata ai maestri con cui il Sanzio si misura al suo arrivo in Umbria: Vannucci, ovviamente, Pinturicchio e Luca Signorelli, rispettivamente rappresentati da tre opere della collezione della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia.

L’altra sezione, dal titolo «L’Accademia di Perugia e Raffaello da Minardi e Wicar al Novecento», a cura di chi scrive, di Stefania Petrillo e di Saverio Ricci con il coordinamento del Conservatore dei beni dell’Accademia Giovanni Manuali, ricostruisce attraverso una selezione di testimonianze artistiche e documentarie perlopiù inedite, ciò che fu l’intenso e fecondissimo fenomeno del revival raffaellesco in seno all’istituzione perugina.

La galleria di ritratti e autoritratti che accoglie il visitatore introduce ai nodi salienti di questa vicenda i cui protagonisti sono Tommaso Minardi, direttore dell’Accademia perugina dal 1819 al 1821 presente con opere provenienti dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e un interessantissimo taccuino di disegni da collezione privata, Jean-Baptiste Wicar, autore nel 1825 dello «Sposalizio della Vergine» per il Duomo cittadino che doveva compensare la perdita dell’originale del Vannucci sottratto dai francesi nel 1797, e Bertel Thorvaldsen il cui busto ritratto in gesso di Marianna Florenzi, legata da una lunga relazione amorosa a Ludwig I di Baviera, evoca la proficua rete di rapporti fra l’ambiente accademico e i tedeschi Nazareni.

Nucleo più consistente di questa sezione sono tuttavia le opere di docenti e allievi dell’Accademia, da Giovanni Sanguinetti a Silvestro Valeri, da Nicola Consoni a Domenico Bruschi, che  reinterpretavano la lezione di Raffaello in tutte le forme possibili, dal disegno all’incisione, dalla pittura alla ceramica a lustro, dalla vetrata all’intarsio ligneo, trovando una vasta eco anche nel gusto e il mercato internazionale.

La mostra, il cui catalogo edito da Fabrizio Fabbri si avvale di una nuova tipologia di carta antibatterica e antifungina, resterà aperta fino al 6 gennaio.

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