Qui l’arte è laica ma non incosciente

Alla Biennale, nel cuore dei conflitti, nulla è militante eppure tutto parla di attualità

Micaela Deiana |  | Istanbul

Parlare del buon vicino in Turchia, uno fra i contesti politici più caldi del Mediterraneo: in tanti probabilmente abbiamo pensato fosse un azzardo quando abbiamo letto del tema della 15ma Biennale di Istanbul, pensando alla censura, imposta o autoinflitta, in cui c’era il rischio di incappare. Come parlare di comunità, appartenenza, convivenza, sotto la presidenza di Erdoğan, con la questione curda bruciante, immersi nelle problematiche migratorie, a un passo dal dramma in Siria? I curatori-artisti Elmgreen & Dragset l’hanno fatto nel modo più semplice e più potente, mettendo da parte statement magniloquenti e lasciando che fossero le opere d’arte a parlare.

Questa è «A good neighbour», la Biennale organizzata dalla IKSV-Istanbul Foundation for Culture and Arts con il supporto economico della Koç Holding, visitabile fino 12 novembre. Una manifestazione piccola e concentrata, soprattutto se
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