Questa non è la terra di Shirin Neshat
Gli sradicati dell'artista iraniana, ora in mostra alla Pinakothek der Moderne di Monaco, sognano una vita dignitosa

Shirin Neshat, nata a Qazvin in Iran nel 1957 e statunitense d’adozione, è soprattutto fotografa e videoartista/regista. Da anni ha scelto di intraprendere il difficile percorso della carriera artistica per dare voce col suo lavoro soprattutto alle donne iraniane, vittime dell’invisibilità seguita alla rivoluzione del 1978 e alle leggi emanate dal regime degli ayatollah. In Italia è nota anche per aver vinto nel 2009 il Leone d’Argento per la migliore regia alla 66ma Mostra del Cinema di Venezia col coraggioso lungometraggio «Donne senza uomini».
Molto apprezzata anche in Germania, dal 26 novembre al 24 aprile approda alla Pinakothek der Moderne di Monaco con la personale «Shirin Neshat. Vivere in una terra e sognarne un’altra». Il suo lavoro perennemente alla ricerca di un equilibrio tra i linguaggi artistici persiano e occidentale è caratterizzato da immagini che appaiono al contempo, in video e foto, potenti e vulnerabili, sicure di sé e fragili come le persone che vuole narrare indagando i temi dell’identità, dell’origine e delle strutture di potere.
Il suo ultimo lavoro «Land of Dreams» (2019) accosta per la prima volta fotografia e videoart e riunisce in maniera felice la calligrafia persiana e la ritrattistica occidentale, incorporando scrittura, espressione gestuale e una densità poetica e ritmica difficile da trovare in altri colleghi suoi coetanei a livello mondiale. Il tema dell’esilio e/o del dover riparare altrove per poter vivere con dignità la propria esistenza non riguarda solo la comunità iraniana, molto numerosa in Europa e Nordamerica, ma tutte le minoranze e le donne, costrette per l’appunto a vivere in una terra sognandone un’altra.