Quest’ermo colle è troppo scollegato
Per l'imprenditore Adolfo Guzzini le Marche sono un impareggiabile giacimento culturale, paesaggistico ed enogastronomico che paga ancora il prezzo del sisma e dell’arretratezza infrastrutturale

Come vede le Marche un imprenditore marchigiano pensando alla storia artistica, al patrimonio culturale e al turismo? Quali luoghi e quali opere d’arte ha più cari? E quali ritiene siano i punti critici? Ne parla in queste colonne Adolfo Guzzini, nato nel 1941, con una laurea honoris causa in economia internazionale, presidente emerito di iGuzzini illuminazione, gruppo internazionale con il cuore a Recanati nel maceratese, 1.450 dipendenti, 41 uffici operativi nel mondo e tre poli produttivi.
Il gruppo si occupa di illuminazione e design della luce. Tra i tanti interventi ad altissima tecnologia realizzati in più continenti, iGuzzini ha curato i sistemi di illuminazione di musei, monumenti, chiese, piazze, palazzi: per dirne alcuni, la «Pietà» di Michelangelo in San Pietro, la Cappella degli Scrovegni a Padova, l’«Ultima Cena» di Leonardo, il complesso del Duomo di Firenze, il Colle dell’Infinito a Recanati, la Basilica di Santa Croce a Lecce, la metropolitana di Doha, la Maison des Avocats a Parigi firmata da Renzo Piano, Copenhill a Copenaghen, il termovalorizzatore della capitale danese che è anche una pista da sci.
Se le chiedo la prima qualità del patrimonio culturale delle Marche, che cosa le viene in mente?
Direi i grandi giacimenti culturali del nostro patrimonio pittorico, scultoreo, musicale, poetico e quant’altro. Abbiamo antenati estremamente illustri, tra i quali vorrei ricordare Raffaello Sanzio, Gentile da Fabriano, Gioachino Rossini e Giacomo Leopardi, e poi magari citerei qualche contemporaneo, come Osvaldo Licini, Arnaldo Pomodoro (che prima di andare a Milano crebbe e si formò a Pesaro, Ndr), fino alla Transavanguardia. Siamo in una regione abbastanza grande come dimensioni, piccola come popolazione, ma tutta orientata verso la bellezza del territorio e del paesaggio.
E il limite principale, invece?
La connessione con le città italiane e con le città internazionali dotate di aeroporto. Una decina di anni fa per promuovere il territorio fu chiamato Dustin Hoffman che con il suo italiano monco ci ha dato un’immagine internazionale o almeno la volontà di diventare tali. Abbiamo il turismo culturale e quello per il paesaggio (stiamo facendo anche noi piste ciclabili dappertutto) e abbiamo il turismo balneare con tante bandiere blu. Le Marche sono un’attrazione, tanto è vero che l’Umbria si sta orientando verso la nostra regione con lo sbocco recente della superstrada da Foligno a Civitanova Marche: prima da Recanati a Foligno ci impiegavamo un’ora e mezzo, un’ora e tre quarti, adesso in quaranta minuti ci arriviamo. È grazie alla Quadrilatero, società creata ad hoc per realizzare il progetto e che ha fatto moltissimo per la nostra regione.
E i collegamenti ferroviari con le altre regioni?
Non basta collegare Ancona a Milano con treni diretti: serve che venga collegata la parte a sud dell’Italia, da Bari e Pescara in su. Ed è tutto da fare. Non parliamo poi del collegamento verso Roma: è un disastro, per andarci ci si impiega tre ore e mezzo, quattro.
Come incoraggiare un turismo sostenibile anche nell’interno senza correre il pericolo di annientare la vita locale? In futuro ci sarebbe un rischio di sovraffollamento com’è accaduto altrove oppure no?
Il nostro territorio è molto bello poiché è tutto collinare, salvo la parte del mare e quella degli Appennini. Quanto al rischio di cui lei dice, non lo corriamo. Un sovraffollamento non ci sarà e neanche lo desideriamo. Abbiamo invece bisogno di compensare un turismo che duri più a lungo. Le aree interne purtroppo sono state isolate dal sisma e hanno quei villaggi ricostruiti provvisoriamente già da oltre quattro anni. Ma è partita la ricostruzione vera grazie al commissario straordinario del terremoto, Giovanni Legnini. È una persona di competenza che è riuscita a riannodare il sistema e a renderlo efficiente. C’è anche l’architetto Stefano Boeri che ricostruisce Castelsantangelo sul Nera con il sindaco Mauro Falcucci e quindi vediamo una ricostruzione di qualità.
Il commissario straordinario Giovanni Legnini di recente ha diramato ordinanze speciali per ricostruire il centro storico di Camerino, Valfornace, le scuole nell’ascolano e, a breve, altre scuole a San Ginesio. È un cambio di passo rispetto a prima?
Assolutamente. C’è stato uno scatto e lo si vede con la nuova amministrazione regionale. Gli assessori sono irraggiungibili perché sono impegnatissimi sul fronte della riorganizzazione del sistema sanitario da una parte e e in quello della ricostruzione e infrastrutturale dall’altro.
Qual è l’apporto culturale e creativo di festival musicali estivi come quello di Macerata, il Rossini Opera di Pesaro, lo Spontini-Pergolesi di Jesi? Sempre a Macerata, si tiene Musicultura.
Sì, e ci tengo a dirlo, Musicultura è un nostro vanto: nacque a Recanati anni fa, con il nostro sostegno economico, come gruppo. Prima era in un bocciodromo molto grande e i costi erano troppo alti. Pertanto lo abbiamo ceduto con piacere e il festival è stato portato allo Sferisterio che va benissimo per l’opera e qualsiasi spettacolo: è un teatro aperto per 3.500 persone, è ben organizzato, riesce a chiudere bene il bilancio nonostante la pandemia, non è cosa da poco, e cerca di realizzare programmi portando anche giovani artisti. Quelle manifestazioni non fanno a gara tra loro ma si completano aggregando fasce d’età diverse. L’arena dello Sferisterio attrae turisti internazionali, fuori dalla regione in ogni caso, e Musicultura è di tendenza più a livello locale, ma richiama anche presenze extra regionali. Il Rof va benissimo per il periodo, in agosto, il teatro ha una capienza limitata ma è sempre pieno, richiama molto turismo ed è attraente. Con lo Spontini-Pergolesi si giocano un confronto non così internazionale, ma di ottimo livello. Sotto l’aspetto culturale e musicale il territorio è ben fornito.
I musei?
Ne abbiamo diffusi e tutti abbastanza piccoli: il territorio ne è permeato.
I musei diffusi sono la ricchezza dell’Italia, non trova?
È la ricchezza del Paese, ma le Marche hanno qualcosa di più rispetto ad altre aree: abbiamo il paesaggio collinare, verde, dolce, tutto coltivato in maniera quasi maniacale, non c’è un pezzo di terra che non sia coltivato, e abbiamo le famose case coloniche, diventate appannaggio di tanti stranieri, che dalla Toscana sono passati alle Marche e tendono a venire a vivere qua. Abbiamo il Gotico, il Rinascimento, il contemporaneo, molte grotte tornate a vivere come a Recanati, Camerano e Osimo sono una grande attrattiva. La Regione deve creare strumenti più aggiornati nel comunicare le specificità marchigiane, da quelle culturali a quelle agroalimentari.
Quanto la cucina contribuisce all’identità culturale?
Molto. La cucina marchigiana non è grassa, è fresca, abbiamo sul mare il pesce, nella fascia interna la carne, data soprattutto dai vitelli marchigiani, che sono un marchio di qualità, abbiamo le paste diventate sempre più artigianali da Camerino a Pesaro ad Ascoli, abbiamo tante piccole produzioni come la norcineria o i formaggi. Abbiamo sempre più vini di qualità, sia bianchi sia rossi e ora ottimi rosé, importanti per alzare la qualità dell’offerta.
L’imprenditoria marchigiana fa abbastanza per sostenere la cultura e l’arte?
Onestamente non a sufficienza. Bisogna che gli imprenditori capiscano una volta per tutte che non ne veniamo fuori se non diventi imprenditore anche fuori, a fianco di settori pubblici laddove mancano strutture, supporti, organizzazioni. Noi come iGuzzini ci siamo sempre impegnati nella crescita del territorio, a creare filiere, strutture, un welfare per una partecipazione ampia dei dipendenti e investendo di continuo sulla crescita del nostro territorio. Nelle Marche c’è la manina troppo corta, se mi passa il termine. E su un piano sociale non è corretta.
Quali monumenti o luoghi d’arte le sono più cari, per gusto personale? Se ne dovesse scegliere uno su tutti?
Ascoli ha le cento torri, piazza del Popolo è unica in assoluto. Fermo ha ugualmente una piazza molto particolare e interessante. Abbiamo borghi piccoli e bellissimi dal Trecento in là, castelli nell’entroterra e nella zona costiera, a Macerata lo Sferisterio da solo vale. Se dovessi scegliere un posto: Urbino. E il dipinto della «Città ideale» (nella Galleria Nazionale delle Marche, Ndr) è in tutti i testi del mondo.
E un dipinto o una scultura?
Sarà perché siamo a Recanati, ma dico l’«Annunciazione» di Lorenzo Lotto, nel museo di Villa Colloredo Mels: è meravigliosa. La stessa stanza ha un piccolo quadro del pittore, un san Giacomo pellegrino: bisogna andare molto vicino per vedere sullo sfondo una barca in mezzo al mare con la vela bianca e delle persone, per dire della miniaturizzazione pazzesca di cui era capace Lotto, che ha lasciato moltissime opere nel territorio.
