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Quel bianco incredibile

Lidia Panzeri

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Nel 2015 «Alchimia» di Jackson Pollock; quest’anno la Collezione Peggy Guggenheim indaga e restaura «Lo studio (l’Atelier)» di Picasso dipinto nel 1928 e acquistato nel 1942 da Peggy su consiglio del marito Max Ernst

«Lo studio (l’Atelier)» di Picasso, 1928. Foto Matteo De FinaOpera simbolo della collezione e centrale nel percorso dell’artista, quasi un’autorappresentazione del suo lavoro creativo, è dominata dallo sfondo bianco: proprio l’alterarsi di questo colore è alla base della decisione di intervenire. I preliminari di un’operazione complessa, che sarà supportata dalla banca svizzera Bsi e richiederà presumibilmente tre anni, sono iniziati ad aprile e si svolgeranno in loco.

L’obiettivo ambizioso è quello di scoprire la prima versione del dipinto che presentava inizialmente l’impiego di più colori poi annullati dalla pennellata di bianco, un caso di pentimento insolito in un artista proverbiale per la sua istintiva rapidità esecutiva. Questa indagine, già tentata una ventina di anni fa, è resa ora possibile dalle nuove tecniche diagnostiche, già sperimentate per «Alchimia», quale il sistema scanning Xrf del Molab di Perugia.

Altra ambizione, come sottolinea Luciano Pensabene, il coordinatore del progetto concordato con la Soprintendenza, è quella di ricorrere a un innovativo metodo di pulitura selettiva basato sull’impiego di materiali di nuova generazione, i nanomateriali, gel atossici e reversibili che a differenza delle normali colle e dei solventi non lasciano residui. Il loro impiego rientra nella sperimentazione promossa dal Consiglio d’Europa, che ha il suo centro di riferimento italiano nel Dipartimento di Chimica dell’Università di Firenze con la quale la Collezione Guggenheim condivide questa esperienza.

Lidia Panzeri, 22 giugno 2016 | © Riproduzione riservata

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