Quando anche il catalogo è un’opera d’arte

Antonio Aimi |  | New York

L’accuratissima presentazione delle aste etnografiche ha portato a prezzi notevoli. Sotheby’s e Christie’s totalizzano oltre 10 milioni 

Dato che da qualche tempo nel mercato di arte etnica la proprietà transitiva e il pedigree dei reperti si sono affiancati con prepotenza alle qualità formali dei reperti stessi, per commentare l’andamento delle vendite occorre di nuovo esaminare le tecniche di marketing delle grandi case d’asta. Commentando questi aspetti su «Il Giornale dell’arte» dello scorso gennaio avevamo scritto che sembrava che Christie’s e Sotheby’s avessero «imboccato strade diverse nella vendita e nella stessa percezione dell’arte “altra”»; le aste di New York del 7 e del 12 maggio, tuttavia, sembrano mostrare che i due percorsi si sono ricomposti, anche perché è ovvio che con i nouveau riche del collezionismo l’understatement e il basso profilo non pagano.

Nella sostanza Christie’s e
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