PSe: un unico contenitore, dove è impossibile distinguere i generi
«Esiste un buco nel mondo editoriale italiano, speculare a quello che c’è nella dimensione politica. La sfida è portare nell’editoria la stessa mentalità che nell’arte contemporanea è già arrivata da tempo», spiega Leonardo Caffo, direttore di Politi Seganfreddo edizioni, geminata da «Flash Art» e dedicata ad arte, design e moda, che il 22 febbraio presenta i suoi primi sei titoli

Usciranno il 22 febbraio i primi sei volumi di una nuova casa editrice difficile da etichettare. Ma questo è proprio l’obiettivo e la sfida della neonata Politi Seganfreddo edizioni (PSe), germinata dall’esperienza di «Flash Art», che vede Gea Politi e Cristiano Seganfreddo come editori e il filosofo Leonardo Caffo (Catania, 1988) come direttore. Ne parliamo proprio con Leonardo Caffo.
L’idea di aprire una casa editrice oggi appare un’avventura quasi utopica.
Oggi una casa editrice da un punto di vista economico è un investimento quasi completamente culturale, un business plan sempre con il segno meno. La scommessa civile e coraggiosa dei due editori è di credere che, nel tempo, il materiale culturale trasformerà quel segno meno in un più. Esiste un buco nel mondo editoriale italiano, speculare a quello che c’è nella dimensione politica.
Molte persone hanno ormai difficoltà a votare o non votano proprio più, le stesse che si aggiornano sulla contemporaneità e non trovano un rispecchiamento negli editori di consumo da libreria. Editori che, per impossibilità di sperimentazione economica, per non aggiornamento degli editor o per non conoscenza dei mondi dell’arte, del design e della moda, sono rimasti fermi agli anni ’80 e ’90.
Come vi porrete verso questo pubblico deluso dalla politica e dalla cultura?
Politi Seganfreddo edizioni ha fatto una scelta molto simile a quella compiuta anni fa un grande sperimentatore dell’editoria, Adelphi: anche noi non abbiamo collane ma un unico contenitore, dove è impossibile distinguere i generi. Però, per esempio, non c’è la narrativa ma Mercurio contro di Emily Segal è un romanzo, non c’è la saggistica ma il libro Bacio Indiano di Franco La Cecla è un saggio, non c’è la non fiction eppure Ayahuasca e cura del mondo dello psichiatra Piero Cipriano rientra in questa categoria.
Il punto centrale è che PSe viene dal mondo dell’arte contemporanea, dove nessuno si chiede più se uno sia un pittore, uno scultore o un performer: sei un artista e basta. Come poi andrai a finalizzare la tua opera si vedrà, intanto è interessante conoscere il concetto che c’è dietro e il modo di rappresentarlo. La sfida è portare nell’editoria la stessa mentalità che nell’arte contemporanea è già arrivata da tempo.
Chi sono i vostri competitor?
DeriveApprodi, nottetempo, Eleuthera, Quodlibet, minimum fax: case editrici della fascia mediana, presenti comunque nelle grandi distribuzioni come lo saremo noi, attraverso Messaggerie.
Avete scelto la figura del rabdomante come logo.
È una simbologia presa dal mondo dei tarocchi, di cui io sono un lettore e un collezionista, e prossimamente pubblicheremo anche sull’argomento. Abbiamo anche prodotto dei tarocchi, reinterpretati e stampati da Giovanni Turria, uno dei più grandi stampatori dell’arte italiani. La carta del rabdomante è diventata il simbolo della casa editrice per il suo significato di cercare la meraviglia anche dove non la vediamo.
Quindi, il bastone del rabdomante nel vostro caso è l’arte?
La mentalità artistica lo è, nel senso che un curatore o un artista comunque condividono quella mentalità tipica del cercatore delle cose al di là della giustificazione razionale.
Quale il rapporto con «Flash Art», rivista e anche casa editrice vissuta tra gli anni ’70 e ’90?
La PSe srl è l’editore sia di «Flash Art» sia della nuova casa editrice. Non c’è una sovrapposizione, ciascuno ha il proprio staff, ma essendo una struttura fluida, ci sono delle interrelazioni. PSe pubblica molti episodi della storia editoriale di «Flash Art», per esempio escono ora gli Amarcord vol.1 di Giancarlo Politi e stiamo lavorando a una nuova edizione rivista del testo Transavanguardia Italiana di Achille Bonito Oliva. Così vorremmo ripubblicare i testi di Nicolas Bourriaud e quelli di Toni Negri sul rapporto tra arte e politica. Il libro che curo io, Una ribellione esistenziale, raccoglie i testi pubblicati sulla rivista nella rubrica di filosofia che ha sempre seguito Giancarlo Politi.
Questi primi sei libri in uscita mescolano quindi riedizioni e novità.
Sì, ogni trimestre ne usciranno tre, per un totale di 12 titoli all’anno. Ruolo fondamentale dell’editore è anche quello dello scouting di voci italiane già conosciute, come può essere Piero Cipriano, o nuove, come sarà il libro di Vincenzo Estremo sulle immagini del conflitto, che uscirà a fine anno, cioè su come l’arte si debba relazionare alla guerra. È un tema caldo, anche il Castello di Rivoli inaugura a marzo una mostra sugli artisti in guerra. Un altro aspetto notevole è l’investimento fatto su traduttori e traduzioni, come per i due bestseller statunitensi Solo l’arte può salvarci di Santiago Zabala e Mercurio contro di Segal.
Poi abbiamo testi di sperimentazione su moda e musica, come il saggio Il vangelo delle vanità dell’abate domenicano Alberto F. Ambrosio, professore di moda in Lussemburgo che la domenica officia messa, in cui racconta come la vera sacralità sia nella moda. E teniamo particolarmente al Dizionario per le scuole elementari di Ludwig Wittgenstein, perché la filosofia deve avere a che fare con il mondo dei bambini. In futuro cercheremo anche di ripubblicare tutto Wittgenstein.
