Prospero Fontana in dialogo con sé stesso

La «Vergine Assunta e santi» del pittore bolognese, restaurata, esposta nella Pinacoteca di Brera con un’altra versione dello stesso soggetto dello stesso autore e con un disegno del Vasari

«La Vergine assunta e santi» (1570), di Prospero Fontana (particolare). Milano, Pinacoteca di Brera
Ada Masoero |  | Milano

«Prospero Fontana. La Vergine assunta e santi: restauro e riscoperta», è il titolo del XII Dialogo (catalogo Marsilio) della Pinacoteca di Brera, curato da Andrea Carini e Letizia Lodi alla conclusione del restauro della grande pala a olio su tavola (357 centimetri per 240) del bolognese Prospero Fontana (1512-1597), che versava in uno stato di tale degrado da non poter essere esposta. La gran tavola, dipinta nel 1570 per la chiesa di Nostra Signora delle Grazie di Bologna, giunse a Brera nel 1811 in seguito alle requisizioni napoleoniche, ma fu poi concessa in deposito a tre chiese milanesi e ricoverata fortunosamente durante le due guerre, prima di tornare, nel 1991, nei depositi braidensi.

Quasi illeggibile per le antiche ridipinture e le vernici ossidate e molto sofferente nel supporto ligneo per le vicissitudini subite, la tavola è stata restaurata, dopo indagini sofisticate (condotte con il supporto dei dipartimenti di Fisica e Scienza dei Materiali dell’Università degli Studi di Milano e di Cnr-Ibfm di Segrate e Csg Palladio di Vicenza) dal Laboratorio di restauro della Pinacoteca di Brera (Andrea Carini, Paola Borghese, Sofia Incarbone, Ilaria Negri, con Letizia Lodi per gli aspetti storico artistici), mentre il supporto ligneo è stato affidato a un esperto come Roberto Buda.

Il tutto è accaduto nella «teca» trasparente disegnata nel 2002 da Ettore Sottsass per la Sala 18 della Pinacoteca, dove i lavori sono stati eseguiti sotto gli occhi dei visitatori e dove la pala restaurata (con le due opere di confronto) sarà visibile fino al 28 gennaio prossimo, in attesa di essere inserita nel percorso di visita della Pinacoteca.

Il risultato del restauro è stupefacente perché, oltre a essere stato risanato, il dipinto ha ritrovato la sontuosa cromia originale e una nuova leggibilità della composizione. Che fu suggerita a Prospero da Giorgio Vasari, com’è testimoniato dal disegno (1567 ca), conservato agli Uffizi e qui esposto in riproduzione, cui Fontana, che pure era un reputatissimo esponente della Maniera a Bologna (ma anche un artista internazionale, attivo a Genova, Firenze, Roma, Fontainebleau, Ancona, Città di Castello, poi rientrato nella sua città carico di onori) si attenne diligentemente, concedendosi ben poche libertà.

I due artisti, infatti, collaboravano ed erano apparentemente stretti amici ma paradossalmente fu proprio Vasari a decretare la sfortuna critica dell’altro, citandolo nelle «Vite» con poca attenzione e scarso rispetto, e provocando l’oblio che, dopo la fortuna in vita, lo colpì fino a che il Malvasia, nella sua «Felsina Pittrice», 1678, non ne stilò una meticolosa e tuttora utilissima biografia (dove la pala braidense è ovviamente citata).

Oltre al disegno, è esposta accanto alla pala la variante su tela di sua mano, di ben minore formato, con la «Vergine assunta e i quattro santi protettori di Bologna», 1570-73, dalla Quadreria di Palazzo Magnani di Bologna, dove è immutata la parte superiore della composizione, mentre i santi dipinti in basso sono disposti e atteggiati diversamente e la città di Bologna figura sullo sfondo e non, in modello, fra le mani di san Petronio.

Questo «XII Dialogo» è l’ultimo ideato da James Bradburne, per otto anni ardimentoso e più che efficace direttore generale di Brera, il cui mandato è scaduto a metà ottobre senza essere prorogato. Tanto che il suo ideatore non ha potuto partecipare alla presentazione.

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