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Presti rilancia la sua Fiumara

Silvia Mazza

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È come se i segni delle lacerazioni provocate da oltre quarant’anni di lotte (in cui Antonio Presti si è dovuto anche difendere da processi per abusivismo edilizio e dalla minaccia di demolizione delle installazioni di Fiumara d’Arte, nata nel 1986 lungo gli argini del fiume Tusa) alla fine si siano manifestati, quasi per un transfert, sulle stesse installazioni, non riuscendo a scalfire la resilienza con cui il mecenate dei Meridiani di luce, Fiumara d’Arte, Chilometro di tela, Librino a Catania è sempre riuscito a fronteggiare efficacemente le contrarietà e a dare, anzi, nuovo slancio alla propria azione. 

Cadute di colore, parti mancanti, cemento corrotto ormai rischiavano di compromettere irreparabilmente opere di alcuni artisti del Novecento, come Pietro Consagra, Paolo Schiavocampo, Tano Festa, Piero Dorazio ecc.
È così partito, nel febbraio scorso per concludersi in autunno, il restauro di Fiumara d’Arte, il più grande intervento su un museo en plein air d’arte contemporanea, grazie a 2,3 milioni del Po Fesr 2007-13 assegnati al Consorzio Intercomunale Valle dell’Halaesa, che riunisce i comuni (Castel di Lucio, Mistretta, Motta d’Affermo, Pettineo, Reitano, Santo Stefano di Camastra e Tusa) in cui sono installate le opere. Il progetto è di Rtp (raggruppamento temporaneo professionisti) «Viaggiando nell’Arte».
Si interviene su otto delle nove sculture, a cominciare da «La Finestra sul Mare» di Tano Festa, l’opera simbolo del parco, tra le più rovinate. Resta fuori la camera ipogea di Hidetoshi Nagasawa che Presti, redigendo il suo testamento, ha voluto chiudere per cento anni per poterla consegnare, integra, alle generazioni future, così «manifestando in questa società contemporanea annichilita dal nulla, il grande valore della rinuncia». 


Il cantiere offre l’occasione di affrontare questioni metodologiche relative al restauro di un’opera d’arte contemporanea: Presti, che del restauro cura la direzione artistica, distingue, infatti, tra «conservazione» di un’opera d’arte storicizzata (opere di Festa, Dorazio, Consagra) e «conservazione» e «trasformazione» insieme, come nel caso in cui l’artista sia ancora vivente (Schiavocampo, Mauro Staccioli o Italo Lanfredini) e posso intervenire in prima persona, non restaurandola nel senso tradizionale del termine ma reinterpretandola in modo creativo.
«Il restauro sperimenta, aggiunge l’architetto Giuseppe Siragusa, capogruppo dei progettisti, un approccio rigenerativo capace di creare nuova vita, nuova materia, nuovo segno nel paesaggio generato dal monumento originario, aggiungendo, così, una pietra miliare nella contemporanea teoria del restauro basata sui dogmi di Brandi». Una «rigenerazione» che passa anche attraverso nuove forme o linguaggi, dal landscape design ai designer della luce. In accordo con l’Accademia di Belle Arti di Palermo sono previsti tirocini di formazione e orientamento presso il museo-albergo Atelier sul Mare.

Dopo aver chiuso con Catania e i progetti che avevamo annunciato per Librino e l’Etna (cfr. n. 247, nov. ’14, p. 6), per la brusca interruzione, a dicembre, del Rito della Luce (versione invernale di quello estivo presso la «Piramide-38° parallelo» alla Fiumara), cartina al tornasole dello scarso interessamento del sindaco Enzo Bianco verso le iniziative etnee del mecenate, Presti ritorna, dunque, a Castel di Tusa, in una condizione tra l’odissiaca, in viaggio, senza patria, e l’iliadica, in guerra, contro un sistema non in grado di comprendere il valore della sua azione: un ciclo che ricomincia dall’inizio dopo aver raggiunto la propria fine. 

Silvia Mazza, 22 ottobre 2015 | © Riproduzione riservata

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