Prelati sedotti dal fighettismo artistico

Flaminio Gualdoni |

Adesso per gli artisti è più cool entrare in chiesa

In due delle più belle chiese della cristianità (lo so, suona un po’ enfatico, ma è la verità) troneggiano in queste settimane due opere d’arte contemporanea messe lì come in una mostra. Nel Duomo di Milano Tony Cragg ha collocato «Paradosso», una sculturona di quelle sue di adesso, attorta in volute ascendenti, in marmo. Alla Jesuitenkirche di Vienna Steinbrener/Dempf & Huber hanno collocato «To be in Limbo», una specie di monolite ovale di otto metri che galleggia a mezz’aria imponendosi a tutta l’architettura.

Vabbè, è da qualche anno che l’arte contemporanea, invadente come le acque della piena, si infila in tutti gli spazi disponibili, specie se già di per sé autorevoli. E come è naturale che sia, qualche volta gli interventi funzionano, e qualche volta no. Ma il dibattito che si è scatenato si è limitato al solito «visto da destra - visto da
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