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Poesia per pochi

Chiara Pasetti

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A partire dai suoi primi Salon, Charles Baudelaire è molto attento alle differenti tecniche di riproduzione dei quadri, anche perché l’avvento della fotografia rivoluziona il mondo delle stampe tra il 1850 e il 1865. L’incisione con il bulino e la litografia non sono più i soli mezzi per riprodurre un’opera e si assiste a una rinascita dell’acquaforte, di cui il poeta, nei suoi articoli a favore della Société des aquafortistes e di artisti come Méryon, Daumier, Legros, e più avanti Manet, Jongkind e altri, difende strenuamente il valore. Riconoscendone tuttavia, e non senza un certo compiacimento, l’impossibilità di diventare «popolare»: «È un genere troppo personale, e di conseguenza troppo aristocratico, per incantare altri se non coloro che sono naturalmente artisti, innamorati pertanto di ogni personalità viva. L’acquaforte serve non soltanto a glorificare l’individualità dell’artista, ma sarebbe persino difficile all’artista stesso non descrivere sulla tavola la sua più intima personalità», afferma in Peintres et aquafortistes. Per ringraziarlo del suo impegno e della finezza critica con cui portava avanti il «culto delle immagini» gli artisti gli regaleranno schizzi, opere, incisioni, che si aggiungeranno alla sua già ricca collezione (tra cui figuravano anche gli Amleti di Delacroix, a conferma dell’anima appassionatamente shakespeariana di Baudelaire): «Non mi riconosco che nei libri, nei quadri e nelle incisioni», scrive alla madre nel 1861. 

Il rigoroso studio di Claire Chagniot, corredato da oltre centocinquanta illustrazioni in bianco e nero, prende in esame il fecondo e complesso rapporto tra il poeta dei Fiori del male e le immagini nel periodo compreso tra il 1845 e il 1865, analizzando innanzitutto la figura del collezionista per poi indagare quella del critico d’arte, i cui celebri e fondamentali saggi sul riso, sui caricaturisti francesi e stranieri, così come i progetti di articoli su «L’Art philosophique» e sui «Peintres de mœurs» sono ispirati dalle stampe stesse. 

Molto interessanti anche le ultime due sezioni, che presentano le questioni di poetica e di estetica di Baudelaire tra cui lo statuto dell’artista comico, la bellezza dell’effimero, del grottesco e della trivialità in arte, e l’uso poetico che egli fa delle stampe stesse, testimoniato dai progetti di frontespizi per le edizioni di Les Fleurs du mal e di Les Épaves, i quali illustrano (anche in senso stretto) i suoi legami con Félix Bracquemond e Félicien Rops. 

Baudelaire et l’estampe
di Claire Chagniot
406 pp., ill.
Presses de L’Université Paris-Sorbonne, Parigi 2016
€ 39,00

Chiara Pasetti, 05 novembre 2016 | © Riproduzione riservata

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