Il progetto PNRR MER (Marine Ecosystem Restoration) è il più grande progetto sul mare nell’ambito del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, per la mappatura e salvaguardia dei mari

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Il progetto PNRR MER (Marine Ecosystem Restoration) è il più grande progetto sul mare nell’ambito del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, per la mappatura e salvaguardia dei mari

Pnrr: la struttura non esiste, cresce il divario Nord-Sud

Sono 6,68 i miliardi previsti nei comparti Cultura e Turismo per la modernizzazione delle infrastrutture, materiali e immateriali. In attesa della terza tranche di finanziamenti europei, «le scadenze sono nei termini, in stadio di avvio», spiega Openpolis. Ma...

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Arianna Antoniutti

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La terza tranche del Pnrr, pari a 19 miliardi di euro, dovrebbe sbloccarsi a breve. Questa l’opinione di politici e analisti che, a fronte delle mosse che il Governo dovrà attuare per rimodulare il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ritengono che la Commissione Europea accorderà all’Italia il rilascio della terza quota di fondi. Per quanto concerne Cultura e Turismo, a cui sono destinate complessivamente risorse per 6,68 miliardi di euro, gli investimenti previsti nel nostro Paese andranno a incrementare il livello di attrattività dei due comparti, soprattutto attraverso la modernizzazione delle infrastrutture, materiali e immateriali.

I 6,68 miliardi per MiC e Turismo
Il Pnrr del MiC (4,28 miliardi di euro) si inserisce nella missione «Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo», e si compone di tre misure, ciascuna suddivisa in specifici investimenti. Vediamole nel dettaglio.

Misura 1: «Patrimonio culturale per la prossima generazione», risorse totali 1,1 miliardi di euro, suddivise fra piattaforme e strategie digitali per l’accesso al patrimonio culturale (500 milioni); rimozione delle barriere fisiche e cognitive in musei, biblioteche e archivi (300 milioni); miglioramento dell’efficienza energetica in cinema, teatri e musei (300 milioni).

Misura 2: «Rigenerazione di piccoli siti culturali, patrimonio culturale religioso e rurale», risorse totali 2,72 miliardi di euro, suddivise fra attrattività dei borghi (1,02 miliardi); tutela e valorizzazione dell’architettura e del paesaggio rurale (600 milioni); programmi per valorizzare l’identità dei luoghi: parchi e giardini storici (300 milioni); sicurezza sismica nei luoghi di culto, restauro del patrimonio Fec e siti di ricovero per le opere d’arte (800 milioni).

Misura 3: «Industria Culturale e creativa 4.0», risorse totali 460 milioni di euro, suddivise fra adozione di criteri ambientali minimi per eventi culturali; sviluppo industria cinematografica-progetto Cinecittà (300 milioni); capacity building per gli operatori della cultura per gestire la transizione digitale e verde (155 milioni).

Al Ministero del Turismo sono invece stati assegnati complessivi 2,4 miliardi di euro, con interventi principali rivolti a Digital Tourism Hub, fondi per la competitività delle imprese turistiche, progetto Caput Mundi-New generation EU, e riforma dell’ordinamento delle professioni delle guide turistiche.

A che punto siamo
Queste le misure. Ma a che punto sono, per ciascuna di esse, le scadenze europee del trimestre? Per quanto riguarda i comparti culturali e turistici, la tabella di marcia è stata fin qui rispettata, secondo l’analisi di Openpolis, fondazione indipendente che promuove progetti per l’accesso alle informazioni pubbliche, la trasparenza e la partecipazione democratica. Openpolis ha creato la piattaforma OpenPnrr (openpnrr.it), sulla quale è possibile monitorare, grazie a indicatori originali elaborati dalla fondazione, scadenze, riforme e investimenti. Abbiamo chiesto a Martina Zaghi, data journalist di Openpolis, qual è, nel dettaglio, la situazione del Pnrr in merito ai due ambiti Cultura e Turismo.

«Le scadenze, rispetto a questi temi, sono nei termini. Le misure sono per la maggior parte in uno stadio di avvio, di tipo normativo. Il Pnrr si divide infatti tra riforme e investimenti e spesso anche gli investimenti prevedono una fase normativa, che comporta pubblicazione di bandi e aggiudicazione di risorse. Per il momento dunque, per Cultura e Turismo, siamo in una fase di progettazione o di interventi di tipo maggiormente tecnico. Con le precedenti scadenze c’erano stati dei ritardi, soprattutto nelle firme dei contratti. Ora in alcuni casi c’è già stata l’aggiudicazione degli appalti, ad esempio per il portale turistico digitale. Le altre scadenze sono molto lontane nel tempo: ad esempio, per l’attrattività dei borghi, è stata rispettata la scadenza per l’entrata in vigore del decreto del MiC per l’assegnazione delle risorse, e la prossima deadline è fissata al II trimestre del 2025. Per le sue possibili criticità, il rischio è medio, legato principalmente alla formalizzazione di atti attestanti la conclusione dell’intervento, per il quale la quantificazione dell’obiettivo è prudenziale».

Un ostacolo che potrebbe rallentare, in futuro, il cronoprogramma culturale del Pnrr, è rappresentato dalla carenza di personale nelle Soprintendenze. Recentemente, la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio della provincia di Viterbo e dell’Etruria Meridionale ha evidenziato come tale carenza e «la mancanza di soluzioni concrete da parte del MiC, comporti il rischio concreto di perdite di finanziamenti e gravi danni economici anche in relazione all’attuazione del Pnrr».

«Come ha evidenziato il commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni, illustra Zaghi, esiste un effettivo problema di assorbimento di risorse tanto ingenti. Soprattutto nei piccoli Comuni, e in misura ancora maggiore al Sud, spesso non esiste una struttura adeguata per rispondere a tutte le esigenze del caso. Non si possono risolvere i problemi del Paese, i divari profondi tra Nord e Sud, tra città e periferia, i divari di genere e sociali, solo distribuendo risorse, perché se non c’è una struttura in grado di gestirle, queste si perdono, ed è quanto purtroppo sta accadendo. Nonostante la clausola del 40%, che prevede che almeno il 40% delle risorse sia destinato alle regioni del Mezzogiorno, molto spesso questa quota non si raggiunge, perché non arrivano sufficienti domande. Il rischio è che il Pnrrr non solo non risolva il divario Nord-Sud ma lo accresca. Dovrebbe essere anche l’Associazione Nazionale Comuni Italiani a sollevare il problema, richiedendo esplicitamente aiuti per gestire questo processo».
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50 milioni contro il rischio idrogeologico (20 per Venezia)
«La difesa del suolo, la riduzione del rischio idrogeologico, la valutazione delle problematiche idrauliche sono un faro nell’attività della Regione Veneto. Abbiamo messo in sicurezza negli ultimi anni ampie porzioni del territorio, ma l’attenzione deve restare alta». È quanto recentemente dichiarato dal presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, nel siglare un accordo con il Dipartimento nazionale della Protezione Civile, che porterà a nuove opere di rinforzo, sistemazione, protezione del suolo in territorio veneto. Venezia è un tragico simbolo dei cambiamenti climatici, e non può non essere al centro di progetti che puntano a mitigare i rischi idrogeologici.

Lo stanziamento complessivo, all’interno del Pnrr, sarà di 50 milioni di euro, 20 dei quali sono già stati assegnati per interventi nel territorio della provincia del capoluogo. Fra i progetti che saranno realizzati, figurano l’intervento di rinforzo del corpo arginale del tratto di laguna nord di Venezia, in territorio di Jesolo, e l’intervento di protezione delle sponde arginali della laguna di Venezia, in località Lio Maggiore, per un importo di 3 milioni di euro. Sempre nell’ambito del Pnrr, si colloca il progetto Mer (Marine Ecosystem Restoration), il più grande progetto sul mare previsto all’interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il Mer prevede interventi per il ripristino e la protezione dei fondali e degli habitat marini, e l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ne è soggetto attuatore. Amministratore titolare ne è invece il Ministero per l’Ambiente e la Sicurezza energetica (con ministro Gilberto Pichetto Fratin), che gestirà il finanziamento di 400 milioni di euro, per gli anni 2022-26.

Oltre al rafforzamento del sistema nazionale di osservazione degli ecosistemi marini e costieri, e alla mappatura degli habitat, il Mer vedrà il ripristino della Rete ondametrica nazionale (Ron), costituita da 15 punti di monitoraggio uniformemente distribuiti lungo le coste nazionali. Integrando i sensori ondametrici con misuratori di corrente e strumentazione utile alla completa definizione del clima marino e meteorologico, la Rete fornirà elementi fondamentali per gli scenari dei futuri cambiamenti climatici.

© Ispra

Arianna Antoniutti, 04 maggio 2023 | © Riproduzione riservata

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