Placata l’eco mediatica, si può tornare sui rinvenimenti di San Casciano dei Bagni

Provando a comprenderne in maniera più meditata l’importanza e segnalando che un convegno di approfondimento si terrà a Siena, presso l’Università per Stranieri, alla fine del prossimo mese di gennaio

Una delle statue votive in bronzo ritrovata a San Casciano dei Bagni (Si)
Giuseppe M. Della Fina |  | San Casciano dei Bagni (Si)

Grande risonanza hanno avuto le scoperte avvenute nell’ultima campagna di scavo che si è svolta nell’area del Bagno Grande a San Casciano dei Bagni. Ora che l’eco mediatico si è placata, si può tornare sui rinvenimenti provando a comprenderne in maniera più meditata l’importanza e segnalando che un convegno di approfondimento si terrà a Siena, presso l’Università per Stranieri, alla fine del prossimo mese di gennaio.

Tra le scoperte un’attenzione particolare hanno avuto le statue di epoca ellenistica in bronzo, di cui cinque alte quasi un metro, depositate ritualmente all’interno di una vasca legata a un’area sacra nella quale l’acqua dalle valenze salutari era la protagonista nei culti. Esse raffigurano le divinità venerate, tra cui Igea e Apollo, e i devoti. Non mancano le parti anatomiche per le quali veniva chiesta una grazia. Si tratta di opere di artigianato artistico di buona qualità, in qualche caso di ottimo livello, ma il confronto con i Bronzi di Riace non può essere avanzato se non altro per le dimensioni e per la differente temperie cronologica e artistica.

Gli autori della scoperta, Jacopo Tabolli, Emanuele Mariotti e i loro collaboratori, procedendo secondo i metodi dell’archeologia stratigrafica, sono riusciti a comprendere che i bronzi erano posizionati sul bordo esterno della vasca con funzione sacrale e ancorati a eleganti basi in travertino. Hanno segnalato, inoltre, che la loro deposizione sul fondo non è avvenuta in un unico momento, ma in più riprese durante il I secolo d.C. e ciò sembra rinviare a deposizioni rituali ripetute nel tempo, il cui significato va ancora compreso.

Non si trattò infatti di una cessazione del culto, dato che esso proseguì sino al IV secolo d.C. e l’abbandono dell’area sacra viene fatto risalire al V secolo d.C. con la piena affermazione del Cristianesimo. In quel periodo la vasca fu resa inutilizzabile e sigillata ricorrendo a grandi tegole e ai resti delle colonne del portico circostante, anch’esso non più in funzione.

Alcuni bronzi presentano iscrizioni in lingua etrusca, altri in lingua latina. Ciò non deve sorprendere: siamo in decenni in cui l’Etruria aveva perduto da tempo la propria indipendenza politica dopo le sconfitte pesanti subite a Sentino (295 a.C.), al Lago Vadimone (283 a.C.) e la conquista romana di Velzna (l’attuale Orvieto), ai cui piedi sorgeva il Fanum Voltumnae, il santuario federale degli Etruschi, ricorrendo alla denominazione latina, ma conservava ancora una notevole vitalità culturale e linguistica perduta soltanto con la fine del I secolo a.C. La storia insegna che si può perdere prima l’indipendenza politica e poi quella culturale e linguistica, come nell’antichità è accaduto, ad esempio, ai Greci e agli Etruschi, o viceversa.

Le iscrizioni dedicatorie in etrusco segnalano inoltre l’attaccamento alla lingua madre da parte di persone che sentirono la necessità di ricorrervi in azioni legate alla sfera del sacro. Un altro aspetto da evidenziare è la notorietà dell’area sacra nell’antichità dato che i fedeli che la frequentavano, come attestano sempre le iscrizioni, provenivano dai territori di Chiusi e di Perugia e da quello di Siena. Per Perugia sono ricordati i Velimna, una gens di grande rilievo con un ruolo significativo nei decenni della romanizzazione, e i Marcni per l’agro senese.

Si possono avanzare, infine, alcune osservazioni a latere dell’intervento e la più significativa riguarda le potenzialità della ricerca archeologica in Italia e le sorprese che può offrire: un dato di cui non tutti sono pienamente consapevoli e che suggerisce l’importanza dell’archeologia preventiva nella programmazione di interventi di carattere edilizio o, comunque, tali da sconvolgere il terreno. Un’altra concerne la necessità di collaborazione per raggiungere traguardi significativi: in questa occasione la sinergia è stata esemplare tra Ministero della Cultura, Ente locale (il Comune di San Casciano dei Bagni, tra l’altro, negli anni scorsi aveva acquistato il terreno per consentire le ricerche) e Università, nella fattispecie quella per Stranieri di Siena.

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