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Piove, mancano voci e luci

«La pagella descrive la realtà: nel Museo di Chieti non soltanto piove. Io ho ereditato la struttura in pessime condizioni e con altre gravi disfunzioni». È solo l’inizio della lettera sconsolata di Lucia Arbace, direttrice dal 2014 del Polo Museale dell’Abruzzo, a «Il Giornale dell’Arte».


L’occasione è la 125esima pagella (voto 4,3) dedicata al disastrato Museo Archeologico Nazionale di Chieti, «La Civitella» (cfr. n. 374, apr. ’17, p. 26). Nelle sale sono ben visibili i tanti secchi per raccogliere la pioggia che filtra dai soffitti del museo inaugurato nel 2000 e, scrivevamo, «la visita è gravemente penalizzata dalla mancanza dei supporti sonori e visivi: si cammina tra i resti di ruderi moderni; strutture che senza luci e voci restano inspiegabili». Scrive Lucia Arbace nella lettera che ci ha inviato il 9 maggio: «Purtroppo quello che è scritto nella pagella è vero. Al momento della nomina mi sono attivata per porvi rimedio. Ho avuto soltanto piccoli finanziamenti, non sono ancora arrivati quelli, 150mila, stanziati due anni fa dalla Regione Abruzzo, necessari per l’illuminazione. Comunque a giorni inizieranno i complessi lavori che riguardano una buona parte della struttura museale». C’è anche da considerare, conclude la lunga lettera, che «La Civitella» di Chieti «è solo uno dei tanti musei afferenti al Polo Museale d’Abruzzo (17 importantissimi istituti e luoghi di cultura: dall’Abbazia di San Clemente a Casauria a quella di Santo Spirito al Morrone, dal Museo Nazionale d’Abruzzo a L’Aquila, alla Casa natale di D’Annunzio a Pescara, Ndr), quasi tutti senza direttore e con pochissimo personale tecnico-scientifico e amministrativo e per di più con età vicino alla pensione». Un Polo Museale, quello d’Abruzzo, che non ha neppure un archeologo e tra breve perderà, causa pensione, la metà dei suoi 7 storici dell’arte.


Così la situazione è al limite del collasso: quasi tutti i musei e le antiche abbazie che dipendono dal Polo, oltre ai 150 della Regione Abruzzo, aprono soltanto la mattina e pochissimi la domenica. La chiusura settimanale dell’importante Museo preistorico Paludi a Celano (anche centro di restauro) è di 3 giorni (lunedì, sabato e domenica); il complesso monumentale (16.600 metri quadrati) dell’Abbazia di Santo Spirito al Morrone, vicino a Sulmona, è aperto soltanto la mattina: biglietto 4 euro ma sabato e domenica, avverte il sito del Mibact, si visita soltanto su prenotazione obbligatoria e per gruppi di almeno 15 persone. A Pescara, la Pinacoteca B. Cascella apre dalle 9 alle 13.30 (ultimo ingresso alle 12.15), chiusa la domenica. Naturalmente queste aperture a singhiozzo penalizzano il turismo e testimoniano la scarsa considerazione verso la cultura. Mauro Congeduti, direttore del Munda, il bellissimo Museo Nazionale d’Abruzzo, inaugurato a L’Aquila a fine 2015 (cfr. n. 360, gen. ’16, p. 18) con parte delle opere prima custodite nel Castello cinquecentesco della città, ancora in restauro dopo il sisma del 2009, lamenta il forte calo dei visitatori: meno di 15mila l’anno, contro i 60mila del Museo del Castello ora chiuso. «Anche le scuole hanno ridotto le visite: il centro storico de L’Aquila è un enorme labirintico cantiere. La ricostruzione delle case private è finalmente partita alla grande, trascurati invece gli edifici storici, quelli capaci di ricostituire l’identità della città: i bambini, i giovanissimi aquilani conoscono solo i centri commerciali. Nei paesi del cratere nulla è mutato dal terremoto del 2009, anche i monumenti, le chiese, l’arte dei borghi, sta annullandosi nell’oblio».

Tina Lepri, 06 giugno 2017 | © Riproduzione riservata

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