Perugino completò l’incompiuto dell’allievo Raffaello

A 45 anni dall’ultimo intervento è stato restaurato l’affresco a quattro mani della Cappella di San Severo a Perugia

L’affresco dedicato alla Trinità con santi benedettini e camaldolesi. Foto: Mario D’Arrigo
Stefano Miliani |  | Perugia

«L’intervento sull’affresco di Raffaello e del Perugino nella Cappella di San Severo a Perugia era partito come una semplice manutenzione, poi ci siamo rese conto che era necessario un restauro vero, conservativo e di valorizzazione»: così riferisce Elena Mercanti, restauratrice della Cbc Conservazione Beni Culturali che, insieme a Paola Mancini della cooperativa e alla collaboratrice Donatella Filippucci, è intervenuta sulla pittura murale dei due maestri e sulla Madonna con Bambino in terracotta policroma nella nicchia centrale.

In pieno centro, in piazza Raffaello accanto all’omonima chiesa, la Cappella è un ambiente museale con biglietto: appartiene al Comune che ha promosso e sostenuto il restauro insieme alla Regione Umbria (52mila euro). Sulla parete di fondo la Cappella dispiega l’affresco dedicato alla Trinità con santi benedettini e camaldolesi.

Nel registro superiore Raffaello lavorò per i camaldolesi in momenti diversi dal 1505 fino più o meno al 1508, ma lasciò a metà quella che rimane la sua unica opera a Perugia; dopo la morte del Sanzio nel 1520 i committenti chiamarono il suo maestro, il Perugino, che dipinse il registro sottostante nel 1521. «L’ultimo restauro fu nel 1976 di Carlo Giantomassi, che ha fatto un sopralluogo e con il quale ci siamo confrontati, racconta Elena Mercanti.

Fu perfetto, risolse seri problemi di sali e di umidità. Dopo 45 anni è normale che le sostanze utilizzate allora e la materia pittorica si fossero oscurate. Stavolta abbiamo consolidato l’intonaco e fatto un fissaggio della pellicola pittorica; alcuni pigmenti si erano alterati per la luce diretta sull’affresco; abbiamo rimosso le polveri e i fissativi ingialliti, per esempio il paraloid, una resina acrilica in auge negli anni Settanta che come tutte le resine si altera, tanto più in presenza di umidità.

Naturalmente prima del restauro l’ambiente è stato bonificato e ora ha un impianto che deumidifica l’aria e schermature alle finestre. Ha acquistato una luce inaspettata nonostante certe tonalità scure dovute a interventi dal ’700 al primo ’900 siano irreversibili. Anche la terracotta di bottega fiorentina di fine ’400 ha rivelato colori strepitosi, come il rosso nella veste e i cangiantismi nel velo della Vergine». La nuova illuminazione è dell’impresa iGuzzini.

© Riproduzione riservata Un particolare degli affreschi restaurati. Foto: Mario D’Arrigo
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