Perché non c'è un Padiglione Europeo alla Biennale di Venezia?

The European Pavilion è il primo evento biennale itinerante in diverse istituzioni estere di Roma: fino a sabato mostre d’arte visiva e di architettura, laboratori con teorici di diverse discipline e politici

«Eight Proposals» di EUPavilion, Roma, Villa Massimo
Giusi Diana |

Perché non c’è un Padiglione Europeo alla Biennale di Venezia? A partire da questa domanda è nato The European Pavilion, primo evento biennale itinerante che si inaugura il 17 novembre e prosegue fino a sabato 19 novembre in diverse istituzioni estere della Capitale, coorganizzato dalla European Cultural Foundation di Amsterdam e dalla Fondazione Studio Rizoma (Roma-Palermo).

Tre intense giornate di mostre d’arte visiva e di architettura, laboratori con teorici di diverse discipline e politici (Elly Schlein in conversazione con l’editore Giuseppe Laterza e il filosofo Lorenzo Marsili), performance, installazioni in realtà aumentata e passeggiate guidate dagli artisti. Al centro l’Europa, in tutta la sua pluralità e complessità, e il desiderio di immaginarsela insieme agli artisti, mentre la si fa.

A questo proposito, l’esercizio immaginativo sul fantomatico Padiglione Europeo alla Biennale aiuta a guardare criticamente a quel modello, riflettendo su un immaginario post nazionale. Il collettivo EUPavilion (Anna Livia Friel e Marco Provinciali) nella galleria di Villa Massimo sede dell’Accademia tedesca di Roma, attraverso una nuova installazione in realtà aumentata permette di esplorare virtualmente gli otto visionari modelli di Padiglione immaginati per i Giardini della Biennale da artisti e architetti: Armature Globale, BB con Tomaso De Luca, Jasmina Cibic, Diogo Passarinho Studio, Plan Comùn, Something Fantastic, TEN, e Evita Vasiljeva.

Al Goethe Institut sono invece esposti quattro progetti di artisti che fanno parte del programma 2021-22 dell’European Pavilion, tra cui il collettivo antiwarcoalition.art che presenta una selezione di opere, dichiarazioni contro la guerra create dagli artisti di tutto il mondo. Nel pomeriggio del 17 novembre l’artista Ludovica Carbotta ha presentato il suo nuovo lavoro «I Come from Outside of Myself», commissionato dalle Ogr di Torino, in cui una serie di padiglioni in miniatura diventano piccoli amuleti che si passano di mano in mano, nel corso di una passeggiata performativa.

Nella mattina di venerdì 18 novembre si presenta nel giardino dell’Istituto Svizzero «The Forbidden Tempietto» di Studio Wild (gli architetti e designer Jesse van der Ploeg e Tymon Hogenelst), una cappella-tempietto dedicata alle 35 piante che l’Unione Europea giudicava invasive nel 2016, mettendole al bando. La questione del paesaggio agricolo europeo ritorna anche nell’opera dell’artista Leone Contini che a Villa Medici sede dell’Accademia di Francia tiene (venerdì 18 novembre, alle 19) una conferenza dal titolo «Unexpected landscapes».

Tra i tantissimi eventi di sabato mattina (19 novembre) al Museo della Civiltà diretto da Andrea Viliani, dopo una visita guidata, gli artista Maria Thereza Alves e Hervè Youmbi, insieme ai curatori Matteo Lucchetti e Sepake Angiama e con la drammaturga Eva-Maria Bertschy, discuteranno su «Colonial Monuments Initiative», il progetto di Fondazione Studio Rizoma e Centre d’Art Waza (Lubumbashi) per la realizzazione di installazioni permanenti di artisti africani in dialogo (nelle città europee e africane) con i monumenti dell’era coloniale. The European Pavilion è curato da Lore Gablier, program manager di European Cultural Fondation, e dalla curatrice ucraina Lesia Kulchynska.

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