Perché i Grue piacevano tanto
Le loro maioliche erano tra le più ambite e costose d’Europa

Il ceramista Carlo Antonio Grue rinnovò il linguaggio decorativo nelle maioliche al punto di rendere le sue opere tra le più ambite e costose d’Europa. Come ci riuscì dalla periferia di Castelli nell’odierno teramano? Scioglie l’enigma lo storico dell’arte Fernando Filipponi, ricordando che i Grue avevano «un approccio da pittori» più che da decoratori e che Carlo Antonio introdusse nelle sue ceramiche temi come il paesaggio.
Il volume ricostruisce il collegamento tra l’artista e la cultura più aggiornata del suo tempo, segnatamente con Giovanni Girolamo Acquaviva di Aragona, protettore della manifattura dei Grue. Il nobiluomo fu un protagonista dell’Accademia dell’Arcadia a Roma. «L’Accademia proponeva una riforma letteraria e artistica dopo gli eccessi del Barocco ed era uno strumento di papa Clemente XI. Anche al Grue l’Accademia chiedeva di interpretare il nuovo stile più ispirato alla classicità: il modello è un ritorno all’equilibrio, a forme composte».
L’apparato iconografico attesta come i lavori del Grue rispecchino le decorazioni pittoriche nelle dimore nobiliari romane, a conferma di un rinnovamento che investì le dinamiche letterarie, figurative ed economiche.
Souvenir d’Arcadia. Ispirazione letteraria, classicismo e nuovi modelli per le arti decorative alla corte di Clemente XI, di Fernando Filipponi, 192 pp., 84 ill. col., Allemandi, Torino 2020, € 36




